Niente bancarotta fraudolenta assolto l’imprenditore Artusi

Accolta la tesi del difensore Lamonica riguardo il fallimento della holding Finam L’ex socio del Calcio Padova adesso deve affrontare il crac di Auto Planet
BARSOTTI - INAUGURAZIONE AUTOPLANET - MASSIMO ARTUSI
BARSOTTI - INAUGURAZIONE AUTOPLANET - MASSIMO ARTUSI



Assolto per non aver commesso il fatto: la sentenza è stata pronunciata ieri dal tribunale di Padova nei confronti di Massimo Artusi, 64enne imprenditore padovano, già socio del Calcio Padova. Era accusato di bancarotta fraudolenta sia documentale che semplice in seguito al fallimento di Finam srl, pronunciata il 28 luglio 2015 dal tribunale padovano. Accolta in pieno la richiesta della difesa, il penalista Giovanni Lamonica.

Il processo

Finam era la holding del gruppo che faceva capo ad Artusi, la cassaforte che aveva “in corpo” tutte le quote delle altre società, compresa Autoplanet (concessionaria Citroën). Secondo la pubblica accusa - che aveva portato a processo Artusi, chiedendone la condanna a un anno per bancarotta semplice e l’assoluzione per l’altra contestazione - l’imprenditore aveva tenuto libri e scritture contabili in modo tale da rendere impossibile la ricostruzione della contabilità aziendale e il movimento affari; in più avrebbe aggravato il dissesto societario astenendosi dal chiedere lui stesso la dichiarazione di fallimento, nonostante già nel marzo 2014 fosse manifesta e chiaro lo stato di insolvenza e la capacità di pagare fornitori e spese.

Ma l’avvocato Lamonica ha dimostrato tutt’altro nel corso del processo, sempre alla presenza dell’imputato che non ha mai mancato un’udienza. Da una parte è emerso che la contabilità era sempre stata tenuta in modo corretto e ordinato; dall’altra è stato chiarito che Finam era sana. Tanto che fino alla vigilia del crac, nessuno pensava a quell’esito negativo.

Tutto inizia dal tracollo di Auto Planet, con sede in via Regione Veneto 28, azienda con 30 dipendenti che commercializzava le auto del marchio francese Citroen.

La storia

Era una delle maggiori concessionarie in Italia per dimensioni e spazi espositivi visto che vendeva automobili in diverse regioni. Ed era molto considerata dalla casa automobilistica francese nata nel 1919 dalla trasformazione dell'industria fondata da André Citroën. Nel 2009 Massimo Artusi era stato l’ideatore in via Vigonovese del Planet Cafè, primo wine bar nella zona industriale padovana. Poi arriva la crisi nel settore dell’auto. E, come se non bastasse, problemi con la casa-madre. Inizia la curva in discesa e alla fine del 2014 scatta la chiusura e il fallimento di Auto Planet dichiarato il 13 febbraio 2015 (curatore il commercialista Marco Grassetto). La documentazione è trasmessa in procura e sul caso è avviata un’inchiesta per bancarotta, ora chiusa con la richiesta di rinvio a giudizio. Alla fine del 2017 fallisce anche la ditta individuale che portava il suo nome, specializzata nella locazione di immobili. Il nome dell’imprenditore è associato pure allo sport: Massimo Artusi è stato socio del sodalizio sportivo tra il 2001 e 2002 nella compagine del presidente Mazzocco e successivamente presidente dell’Abano Calcio. —



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