Niente sconto sulla pena Claudio presenta ricorso
L’ex sindaco di Abano impugna il diniego di 45 giorni di liberazione anticipata che spettano ogni sei mesi ai detenuti modello. L’obiettivo è uscire prima
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BELLOTTO - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - LUCA CLAUDIO ESCE DAL CARCERE
ABANO TERME. In cella dal 23 ottobre, prima nel carcere di San Vittore a Milano e da novembre in quello di Mantova, l’ex sindaco delle Terme Luca Claudio vuole tornare libero. E visto che l’orizzonte del fine pena è lontano (la scarcerazione è prevista il 9 dicembre 2020), ci prova con gli strumenti previsti dall’ordinamento giuridico. Come il reclamo proposto qualche giorno fa al tribunale di Sorveglianza di Padova: si tratta di un’istanza con la quale l’ex sindaco ha impugnato il diniego di 45 giorni di liberazione anticipata, ovvero lo sconto o riduzione della pena destinati a scattare ogni sei mesi di detenzione. Sconto tutt’altro che automatico: il detenuto deve comportarsi bene se è rinchiuso in carcere, mentre se si trova agli arresti domiciliari è tenuto a rispettare una serie di prescrizioni come il divieto di ricevere visite o di avere contatti con persone estranee ai più stretti familiari conviventi.
Una regola, quest’ultima, violata da Luca Claudio il 3 marzo quando aveva rilasciato un’intervista al
Mattino
definendosi un esiliato, paragonandosi a Gesù Cristo, ribadendo la propria innocenza a dispetto dell’esito del procedimento penale, tuonando contro l’inchiesta che ha svelato un sistema tangentizio su ogni aspetto o quasi della vita amministrativa di Abano e di Montegrotto. Tanto da far ottenere a Claudio il soprannome di mister 10%. Quei 45 giorni di liberazione anticipata negati sono il confine tra carcere e libertà per Luca Claudio: se fossero stati concessi (portando a un totale di 90 giorni di liberazione anticipata) la condanna diventata definitiva sarebbe rimasta sotto i 3 anni, soglia per l’ammissione all’affidamento in prova con inevitabile scarcerazione.
Il 15 luglio scorso Luca Claudio torna libero dopo un anno e quasi un mese trascorsi prima nel carcere Due Palazzi, poi agli arresti domiciliari scontati fra la villa di Mezzavia dove risiede e un appartamento a Porto Levante nel Rodigino. Positiva la valutazione dei primi sei mesi di detenzione e arriva lo sconto di 45 giorni. Ma il secondo semestre non si chiude con un voto a favore a causa dell’intervista. Nel frattempo la condanna passa in giudicato (è definitiva a 3 anni, un mese e 7 giorni) e così il 2 novembre scatta l’arresto a Milano all’Espresso Hotel Milano Darsena in zona Navigli dov’era appena stato assunto come manager per scontare il residuo della pena. Ora, per uscire prima del 2020, non gli resta che puntare a ottenere quei 45 giorni di sconto andati in fumo con l’intervista.
Argomenti:tangenti alle terme
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