«Niente vestiti, scarpe e giocattoli acquistati solo tablet e stampanti»

Raffaella Butturini racconta le difficoltà di un nucleo numeroso «Ci siamo arrangiati in casa, abbiamo fatto chili di conserve» 

la testimonianza

«Il Covid ci ha fatto concentrare sulle cose essenziali ma ci ha imposto anche consumi tecnologici che si sono rivelati necessari per l’istruzione dei bambini e per il lavoro dei più grandi». A raccontare la sua storia e le difficoltà di mandare avanti una grande famiglia è Raffaella Butturini, con il marito Giuseppe tra i responsabili nazionali dell’associazione famiglie numerose e alla guida di un centro di consulenza familiare nella loro grande casa di Albignasego. Una casa dove hanno transitato tutti i 10 figli della coppia e dove tutt’ora abitano i tre più piccoli e un quarto con tutta la famiglia.

Il Covid ha modificato anche i vostri stili di consumo?

«Le famiglie numerose sono un po’ diverse rispetto a quelle più piccole anche nell’approccio ai consumi. Vestiti, giocattoli, passeggini e così via, vengono passati di generazione in generazione. Quando si fa una passata non si comprano 20 chili di pomodori ma 5 quintali e con la marmellata è lo stesso. Si cucina molto in casa, pane compreso, e si cerca di ridurre consumi che, se fossero quelli standard sarebbero insostenibili. E tuttavia il Covid ha cambiato anche noi soprattutto su certe tipologie di merci».

Ad esempio?

«Tra Pc, tablet, stampanti e device tecnologici vari credevamo di essere abbastanza sistemati. Poi sono arrivati la didattica a distanza e lo smart working. Chi doveva lavorare monopolizzava ad esempio un Pc e i bambini hanno avuto bisogno di nuovi strumenti: tablet, stampanti e così via».

Il Covid vi ha spinto a spendere di più?

«In realtà no. Per esempio durante tutto il lockdown, anche volendo, non avremmo potuto comprare vestiti nuovi, le scarpe non si sono consumate e quindi non sono state acquistate e così via. Ecco, con la riapertura dei ristoranti qualcuno dei miei figli una cena fuori se l’è fatta, senza tante paure. E d’altra parte c’è stato anche chi ha subito riduzioni di reddito per via della cassa integrazione o perché precario. Per loro il Covid è stato un taglio netto ai consumi».

Cosa ricorda con maggiore forza di questo periodo appena passato?

«Tra marzo e maggio due mie figlie e una nuora si trovavano in stato avanzato di gravidanza, con i figli a carico e con i rispettivi mariti chiusi in camera a lavorare. Volenti o nolenti hanno dovuto fare da cuoche, babysitter, insegnati, donne delle pulizie e così via, magari pure cercando di lavorare. Un vero e proprio delirio. Io mi sono fatta fare un pass apposito e con mio figlio ho fatto la spesa, cucinato, lavato e stirato panni per circa 20 persone». —



Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova