«No al declino, vorrei una Padova dove le piazze siano luoghi di vita»

l’intervento
Scrivo da padovano che, come tanti, ha a cuore la propria città.
Negli anni ’80 facevo il garzone in piazza delle Erbe per raccogliere qualche soldo che mi consentisse di affrontare l’impegno economico degli studi. Sveglia all’alba per andare ai mercati generali a fare rifornimento di frutta e verdura e poi in piazza ad allestire il banco, dove tutto doveva essere pronto per l’arrivo dei primi clienti. Erano i momenti più belli della giornata. Le meccaniche operazioni di carico/scarico erano accompagnate da esilaranti racconti sulle peripezie della sera prima. Alcuni fruttivendoli erano presenti in piazza da generazioni e ne avevano di cose da raccontare! I banchi e le bancarelle erano pullulanti di avventori sin dal primo mattino, ogni ora del giorno caratterizzata da una tipologia di persone: giovani e adulti, anziani e famiglie, padovani e stranieri (ricordo quando, in latino, vendetti mele e insalata a una coppia di tedeschi). Sugli spazi liberi dai punti vendita capannelli d’amici che smontavano e ricostruivano il mondo per lasciarsi alla fine dicendo: ciao, el resto doman! Questi ricordi mi sono tornati prepotentemente alla memoria la scorsa settimana andando in piazza per la spesa. La attraverso per la verità quasi ogni giorno, a volte anche più volte al giorno, frettolosamente, a piedi o in bicicletta.
piazze svuotate
Non mi ero mai accorto di come in questi anni si fosse svuotata di bancarelle e di persone. Va sicuramente tenuto in considerazione che in questi decenni è cambiato il mondo e che stiamo uscendo dal massacrante lockdown legato all’epidemia. Ho però percepito un vuoto di cura verso le piazze e mi chiedo come sia stato possibile che la nostra città assista indifferente al loro lento declino.
L’assedio alla città (e al centro storico) da parte delle grandi catene di distribuzione è sicuramente parte del problema (e doveva essere affrontato diversamente) ma non esaurisce la questione. Ben venga la richiesta di alcuni consiglieri di modificare la legge regionale 50/2012 Capo II, art. 21 sul vincolo dei 1500 metri quadrati ma, ahimé, si rivela provvedimento tardivo, almeno per il centro storico.
circondate da supermercati
Le piazze sono ormai circondate da supermercati su ogni lato, a soffocare quello che può essere definito il centro commerciale più antico al mondo. Non ho alcun pregiudizio verso i colossi dell’alimentare. Mi pare però che la loro presenza in piazza dovrebbe rispettare la storia e la peculiarità di questo luogo (come è per un grosso marchio padovano presente sotto il Salone), contribuire a farlo crescere non ad accelerarne la fine. Ma la questione ha altre facce oltre quella della concorrenza sleale.
storia
Dovremmo anzitutto conoscere meglio la storia della nostra città. Con l’area di Piazza della Frutta l’attuale Piazza delle Erbe fu per secoli il perno economico della città, sicuramente a partire dal X secolo. Secondo alcuni era sede di attività commerciali già in epoca romana. Costruito il Salone, a partire dal 1218, tutta l’area venne organizzata in modo più organico disponendo i punti vendita in zone prefissate. Le Piazze e il Salone sono un vero e proprio centro commerciale a cielo aperto, in una cornice stupenda, che alla comodità d’accesso a negozi diversi in poco spazio unisce il fascino di monumenti che parlano della storia della nostra città, delle sue lotte per la libertà e del suo impegno per la giustizia: non possiamo perdere questo patrimonio, non possiamo accontentarci di un museo o di un’area archeologica. La piazza deve restare il luogo di vita che nei secoli è diventato: è da sempre spazio di incontro e di interazione tra persone. In tempo di smart-working, di social e di piazze virtuali, ci siamo accorti di quanto importante sia guardare una persona in volto, stringersi la mano, parlare guardandosi negli occhi e non attraverso un display. La versione tardo pomeridiana e serale delle piazze, quando, rimossi i banchi, distese di tavolini coprono le lastre di trachite e si riempiono di giovani e meno giovani per il tradizionale rito dello spritz anche fino a notte fonda, da sola non basta.
socialità condivisa
Dobbiamo riscoprire la piazza come luogo della socialità condivisa, dove i singoli si incontrano tra loro e si sentono parte di istituzioni che hanno il compito di garantire i diritti di tutti e di accompagnare ciascuno nell’assunzione dei propri i doveri. Le piazze rappresentano un tassello economico importante per la nostra città, assieme a tutti i negozi che si affacciano sotto i portici del centro storico. Si tratta di un sistema che va protetto con delle iniziative strutturali, alcune di tutela da ingerenze esterne, altre (le più) di promozione e di lancio dell’eccellenza locale (a partire da un controllo della qualità dei prodotti).
brand
Già le botteghe sotto il Salone si sono consorziate e “Il Salone Centro Commerciale” è diventato un vero e proprio brand, col quale vengono organizzate iniziative per incentivare il commercio e sostenere i bottegai. Le maglie di questa rete vanno accresciute perché solo un gioco di squadra sarà all’altezza delle sfide presenti. La Fida (Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione) nei mesi scorsi ha registrato un aumento significativo delle vendite dei piccoli negozi sotto casa (dal 50 al 120%); i servizi di consegna a domicilio sarebbero addirittura quadruplicati rispetto al periodo precedente l’emergenza. Quello a cui siamo arrivati per necessità dovrebbe diventare scelta strategica. Determinante sarà il ruolo delle associazioni di categoria e dell’amministrazione comunale, che non potranno però far nulla se tutti gli attori della partita non avvertono di essere sulla stessa barca: o si rema nella stessa direzione o si è destinati ad affondare.
suk
Lo scorso anno mi stupii nel vedere semideserto il suk (caratteristico mercato orientale) di Nazareth, che negli anni precedenti avevo sempre visto molto affollato. Ne chiesi la ragione. La risposta era sempre la stessa: le persone preferiscono andare nei grandi centri commerciali: altri prezzi, parcheggi, prodotti patinati e chi dovrebbe fare qualcosa non muove un dito. Spero di non dover dare la stessa risposta ad amici che tornassero a visitare la nostra città e le sue piazze. —
don Roberto perazzolo
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