«No alle imboscate in tangenziale»: il giudice annulla le multe dell'autovelox

ALBIGNASEGO. Punto primo: la Pubblica amministrazione (leggi un Comune) non può giocare a nascondino o, peggio ancora, «tendere imboscate». Di conseguenza «si concretizza in capo a quest’ultima l’obbligo di mettere a conoscenza l’utenza, mediante la segnaletica stradale – nella maniera più trasparente e lineare – delle novità introdotte sul tratto di strada interessato». Insomma prima che siano commesse le infrazioni, va fatta attività di prevenzione. Punto secondo: «Una corretta opera di disincentivazione delle condotte illecite (ovvero delle infrazioni stradali) non può prescindere da un’informazione completa e di immediata comprensione anche per non dare spazio ai luoghi comuni che, secondo una non esigua parte della pubblica opinione, vedono gli enti locali e gli organi di polizia impegnati a “tendere imboscate” con l’evidente in tento di “fare cassa” per rimpinguare gli esangui bilanci”». Tradotto: attenzione a non usare gli autovelox solo come macchinette mangiasoldi a scapito degli automobilisti e a vantaggio delle casse dei Comuni.
Tutto questo è mancato da parte del Comune di Albignasego come risulta dalle motivazioni della sentenza firmata dal giudice di pace Davide Piccinni. Giudice che ha annullato una serie di multe inflitte agli automobilisti messi in croce dall’autovelox attivo dal settembre scorso lungo la tangenziale, nel tratto denominato Provinciale 47 Altichiero, poco prima dell'ingresso verso Strada Battaglia. Una strada dove il limite è sceso da 90 a 70 chilometri orari. Un limite fino a un paio di mesi fa tutt’altro che ben visibile: nell’arco di quattro mesi la macchinetta aveva prodotto ben 657 mila euro di multe. Il giudice, accogliendo i ricorsi di alcuni automobilisti e annullando le relative sanzioni, senza entrare nel merito della scelta di ridurre in quel tratto la velocità, precisa che «....non sono state adottate tutte le cautele necessarie per consentire un’adeguata assimilazione della nuova regolamentazione e delle modalità di rilevazione delle infrazioni». Il risultato? Un «impatto brusco» sugli utenti che «si ricava dall’esorbitante numero di violazioni commesse nella prima fase di entrata in vigore del nuovo assetto.... si parla di poco meno di mille infrazioni al giorno per tutto il mese di settembre... per valori di velocità eccedenti di 10-15 chilometri il limite di 70».
Insomma se l’automobilista deve rispettare la segnaletica stradale, «sulla Pubblica amministrazione incombe l’obbligo di rendere quanto più comprensibili dette prescrizioni con le indicazioni che i segnali stradali contengono». I “doveri” spettano all’una e all’altra parte.
E nel caso di Albignasego, che cosa è accaduto? Che il limite è stato ridotto da 90 a 70 chilometri orari con una gradualità che il giudice bolla come «discutibile». Sarebbe stato necessario far trascorrere «un adeguato lasso di tempo perché l’avvenuta riduzione potesse ragionevolmente ritenersi assimilata dall’utenza....», quindi «dopo una diffusa campagna informativa» poteva essere introdotto «il controllo elettronico della velocità». Il che non è avvenuto secondo il giudice, nonostante la normativa in materia «raccomandi che l’attività di rilevamento tramite dispositivi di controllo che accertano le infrazioni dei veicoli sia svolta con cartelli di preavviso e con postazioni (fisse o non fisse) ben visibili». Invece in questo caso «non si ha riscontro della corretta installazione dei cartelli indicanti il limite di velocità»... tanto che poi l’ente locale ha «integrato la cartellonistica». Infine conclude il giudice, era meglio introdurre le novità «in periodo più opportuno del mese di agosto».
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