Nobili da tutta Italia per l’ultimo saluto al conte Papafava

Coltro -GM- Via dei Pappafava, studio di Alberto Pappafava, principe Afgano in visita. In foto: da dx Ehsan Ullah, Alberto Pappafava foto Mattoschi
Coltro -GM- Via dei Pappafava, studio di Alberto Pappafava, principe Afgano in visita. In foto: da dx Ehsan Ullah, Alberto Pappafava foto Mattoschi

centro. Chiesa quasi piena, ieri mattina, ai funerali del conte Alberto Papafava dei Carraresi, morto a 87 anni quattro giorni fa. Alla cerimonia funebre in Duomo erano presenti circa trecento persone, tra cui nobili arrivati da Venezia, Roma e Milano, imprenditori e numerosi esponenti della borghesia cittadina.

C’erano anche la moglie Irmeline, Domenico Orsini, i conti Ferri, le famiglie Wiel Marin, Orazio Lonigo, Enrico Bellio, Marina Ivanchic, l’avvocato Giorgio Ronzani, i Chiarato-Pilotto, Giordano Emo di Capodilista, Francesco Danesin, la famiglia Olcese, Massimo Carta Mantiglia, Adina Agugiaro, Roberto Doria, Vanni Tosi, i Luxardo e Bianca e Francesca Papafava.

Presenti i familiari del ramo dei Gentiloni di Roma, parenti dell’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Ad accogliere la bara in legno di noce chiaro, su cui era posato un mazzo di rose bianche e di anturium, i mantelli dell’Arciconfraternita di Sant’Antonio, guidate da Rosa Milone e Maria Elena Verde. La cerimonia funebre è stata officiata in Duomo da don Pietro Lievore e don Maurizio che hanno ricordato la figura del conte Alberto Papafava.

Al termine della cerimonia, il feretro è stato trasferito nel piccolo cimitero di Frassanelle, sui Colli Euganei, dove il conte per una vita intera ha gestito il complesso alberghiero con annessa azienda agricola.

Alberto Papafava ha però sempre dimorato nello storico palazzo omonimo di via Marsala, nel cuore della città. Una residenza d’epoca, attualmente con qualche segno del tempo, che ha anche ospitato lo studio del rettore Concetto Marchesi e dove, ancora prima, era stato istituito il Ministero dell’Educazione, ai tempi della Repubblica Sociale di Salò.

«Il Conte Papafava era una persona amata da tutti», ricorda a tal proposito l’avvocato Ronzani, «ha fatto del bene a tanta gente. Non a caso, davanti all’altare, c’era anche un mazzo di rose donato dallo staff della tenuta di Frassanelle. Era un grande intenditore di fotografia artistica e veniva stimato da tutti come un vero filosofo». —

Felice Paduano

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