Non c'è lavoro? A Cittadella c'è chi si propone come gigolò
E' un padovano, ha 25 anni, e nei giorni scorsi ha tappezzato il centro di annunci "solo per donne"

L’ANNUNCIO. Uno dei tanti appesi dal gigolò in centro a Cittadella
CITTADELLA.
Promette «massima riservatezza e serietà». Assicura di essere «pronto a soddisfare ogni fantasia e desiderio». Si definisce un «seducente venticinquenne», «accompagnatore, per sole donne». Si chiama Alex, di mestiere fa il gigolò.
L'annuncio è apparso l'altra mattina in centro storico, difficile passarci accanto e non notarlo. I fogli bianchi spuntano come funghi, se ne contano decine dentro e appena fuori le mura: alcuni sono appesi con nastro adesivo trasparente, altri con scotch marrone, ma il messaggio è ben visibile. I luoghi scelti dall'accompagnatore sono gli ingressi delle porte, le tapparelle abbassate dei negozi chiusi, gli spalti, i vetri delle bacheche delle associazioni. Non mancano all'appello le fermate delle corriere, i pali dell'illuminazione.
L'annuncio riporta, ovviamente, il contatto telefonico, un cellulare con prefisso straniero, della Croazia. Qualche numero è già stato «prelevato». «Per me è uno scherzo», commenta una giovane, «Perché non provare a chiamare?», si domanda un'altra. La curiosità si insinua fra la popolazione femminile del centro, qualche maschietto tira il naso.
«Pronto, parlo con Alex?». Dall'altra parte del telefono la voce di un giovane, gentile, cordiale: «Sì, sono io». L'imbarazzo iniziale viene superato in pochi istanti. Un uomo che parla del suo lavoro. Che non si sente una prostituta, ma un datore di affetto, ascolto, comprensione. «Faccio il gigolò di professione, l'economia qui in Italia va male, difficile trovare un lavoro, e allora ho provato a inventarmi una nuova attività. Ho un bel giro di clienti, il mercato funziona, non soffre la crisi ed è ben retribuito». Esentasse. «Mi dà soddisfazione, non mi sento trattato come una prostituta. La donna si deve fidare e aprire, bisogna saper parlare col cuore». Il numero è straniero, perché? «Una forma di precauzione, non si sa mai con chi si ha a che fare. E' un lavoro particolare».
Padovano, ci tiene a sottolineare che «gli incontri non sono finalizzati al sesso, solo con due donne su dieci si consuma il rapporto, la maggior parte chiede ascolto, hanno voglia di parlare. Il mio è più che altro un lavoro psicologico». Tariffe? «Di affari si parla a tu per tu, non al telefono. Ma non è detto che voglia soldi: se mi trovo particolarmente bene con una donna, non le chiedo nulla».
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