«Non sono terroristi» Pene a ribasso per gli 11 sovversivi

Derubricato il reato più grave - l’associazione sovversiva con finalità di terrorismo - alleggerito nella associazione sovversiva semplice. E drasticamente ridimensionata l’impostazione accusatoria che, nella sentenza di primo grado di tre anni fa, si era tradotta in 14 condanne per un totale di 107 anni di carcere, poi ridotte in appello (se non qualcuna cancellata) e annullate dalla Cassazione con rinvio a nuovi giudici di secondo grado. Ieri, appunto in secondo grado, ultimo atto del processo d’appello-bis ai 12 presunti organizzatori delle Nuove Brigate Rosse, attraverso il “braccio armato” del Pcp-m (Partito comunista politico e militare) con cellule a Padova, Milano e Torino. Escludendo l’aggravante della finalità terroristica, fermo restando l’accusa di aver organizzato una banda armata per sovvertire l’ordine democratico e di detenzione di armi, la seconda sezione della Corte d’assise d’appello di Milano (presidente Anna Conforti) ha emesso la sentenza rideterminando al ribasso 11 pene: 11 anni e mezzo per Claudio Latino, 55 anni, ex militante di Autonomia Operaia, il leader della cellula milanese; 11 anni per Davide Bortolato, 41 anni, ex operaio alla Fin.Al di Vigonza e delegato della Fiom Cgil nonché membro del direttivo sindacale, considerato il capo del nucleo padovano; 10 anni per Vincenzo Sisi, 58 anni, operaio, il leader della cellula torinese; 9 anni per l’ideologo Alfredo Davanzo, 54 anni, originario di Saletto di Breda (Treviso), già leader del gruppo di Seconda Posizione; 8 anni per il milanese Bruno Ghirardi, 52 anni, già membro dei Colp (Comunisti organizzati per la liberazione proletaria, ultimo spezzone di Prima Linea); 7 anni per il padovano Massimiliano Toschi, già operaio alla Parpas di Cadoneghe e militante Fiom; 5 anni e 3 mesi per Massimiliano Gaeta, 37 anni. Sanzioni ridotte a due anni e due mesi rispettivamente per Amarilli Caprio, 31 anni, ex dipendente dell’azienda di trasporti Tnt di Limena e componente del direttivo Filt Cgil; Alfredo Mazzamauro, 26 anni di Camposampiero e per l’infermiere padovano Davide Rotondi, 50 anni, trasferito a Sistiana; infine due anni e 4 mesi per Andrea Scantamburlo, 47 anni di Padova, ex operaio in un’azienda di Caselle di Selvazzano. Assolto il siciliano Salvatore Scivoli, un passato da rapinatore prima di entrare in contatto con la lotta armata in carcere, finito nei guai con l’accusa di concorso esterno. Alle parti civili i giudici hanno confermato il risarcimento dei danni: 400 mila euro (contro un milione stabilito nel precedente grado di giudizio) a favore della Presidenza del Consiglio, mentre 100 mila euro al giuslavorista Pietro Ichino, uno dei bersagli dei neobrigatisti. Con la riduzione della condanna Gaeta è stato scarcerato per estinzione della custodia cautelare gia' scontata.
La Procura generale aveva sollecitato condanne più pesanti: 14 anni e un mese per Latino e Bortolato; 12 anni e 11 mesi per Sisi; 10 anni e 10 mesi per Davanzo; 10 anni e 4 mesi per Ghirardi; 10 anni e 2 mesi per Toschi, 7 anni e 6 mesi per Gaeta; 3 anni e 8 mesi per Scantamburlo, alle spalle una lunga militanza nel centro sociale Gramigna; 3 anni e mezzo per Caprio, Mazzamauro e Rotondi; 6 anni e 6 mesi per Scivoli.
Ritenendo insufficienti le motivazioni dei giudici del primo processo d’appello, la Cassazione aveva chiesto ai nuovi giudici di secondo grado di chiarire se gli imputati avessero dato vita a un’associazione sovversiva con finalità di terrorismo, mettendo in discussione «non la materialità dei fatti contestati, solo la loro qualificazione giuridica». Finalità ritenuta inesistente.
È all’alba del 12 febbraio 2007 quando tra Padova, Trieste, Milano e Torino sono eseguiti ben 15 arresti e 80 perquisizioni nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal pm milanese Ilda Boccassini, sviluppata in seguito al ritrovamento di materiale eversivo in una cantina.
Viene individuato un gruppo accusato di rifarsi dal punto di vista ideologico all’ala movimentista delle Br, “Seconda Posizione”: è il Pcp-m che aveva in programma attentati contro diversi obiettivi tra cui la sede padovana di Forza Nuova, mentre non furono mai messi a segno quelli nei confronti del giuslavorista e senatore del Pd Pietro Ichino come di una villa di Berlusconi. Tra i documenti sequestrati il foglio clandestino “Aurora” che, annunciando la nascita del Pcp-m, inneggiava al delitto Taliercio (il direttore del Petrolchimico di Mestre rapito e ucciso dalle Br del 1981). Secondo il pm Boccassini il gruppo avrebbe ucciso «se non fosse stato fermato».
Ieri in aula il professor Ichino si è dichiarato ancora in pericolo. La replica di Davanzo: «Ci sbarazzeremo del tuo sistema... C’è una guerra di classe in corso».
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