Nuovo ospedale della Bassa: "Nessuno ha ringraziato Giancarlo Galan"

La polemica dopo l'inaugurazione di ieri del nuovo polo sanitario all'avanguardia di Schiavonia. L'ex sindaco di Este Vanni Mengotto è la memoria critica: "Se esiste è grazie all'ex governatore e alla Cgil"
Schiavonia (PD), 05.11.2014 Inaugurazione nuovo ospedale denomunato "ospedali riuniti Padova sud" ph. Zangirolami. Nella foto:
Schiavonia (PD), 05.11.2014 Inaugurazione nuovo ospedale denomunato "ospedali riuniti Padova sud" ph. Zangirolami. Nella foto:

SCHIAVONIA. Giancarlo Galan, un nome sepolto esattamente come la prima pietra del nuovo polo sanitario di Schiavonia che l’ex governatore, ora agli arresti domiciliari, tenne a battesimo il 24 marzo 2010. Ieri, ovviamente, Galan non era presente alla cerimonia d’inaugurazione del nuovo ospedale, né il suo nome è stato minimamente citato durante l’evento.

A scavare nella memoria ci ha pensato però Vanni Mengotto, sindaco di Este fino al 2006 (era anche presidente della Conferenza dei sindaci dell’Usl 17), uno dei “padri” del polo sanitario unico: «Si sono spesi tanti ringraziamenti in questa inaugurazione, tutti doverosi, ma ne sono stati dimenticati due di fondamentali. Il primo è per Giancarlo Galan, che ha fortemente creduto in questo progetto: se non ci fosse stato lui, ora qui avremmo un campo al posto di questo ospedale. Trovo ingiusto che oggi, per i risvolti giudiziari di cui è noto protagonista, non sia stato nemmeno ringraziato. È una gravissima dimenticanza che per onestà intellettuale devo registrare».

Mengotto ha poi voluto ricordare anche la Cgil: «È stato il primo soggetto a dire “sì” all’ospedale unico, anche quando il partito di riferimento era nettamente contrario. Senza la Cgil, ora non saremmo qui». Assieme a Galan e Mengotto, una delle figure protagoniste di questa rivoluzione sanitaria è certamente Ugo Zurlo, il direttore generale dell’Usl 17 che ha avviato il percorso verso l’ospedale unico: «C’era la necessità di rompere un cerchio» ricorda il 71enne di Cittadella «Ricordo che quando nel 2000 proposi la questione a Galan mi venne detto “Tu vuoi morire crocifisso”. Da allora ho investito ore e ore di dialogo, incontri e confronti, quasi come fa un parroco con i suoi fedeli. È stata l’esperienza più importante della mia vita, e non posso che ringraziare i sindaci al lavoro in quegli anni: è incredibile come si sia arrivati a questo traguardo senza grandi conflitti. Penso che questo sia un modello a cui l’intera Italia deve guardare».

L’abbattimento dei campanili, non a caso, è l’argomento su cui punta Giuseppe Mossa, ex sindaco di Montagnana: «Abbiamo rovesciato il concetto di sanità: da quella del paese a quella per il territorio. Se a quel tempo Mengotto a Este o Fabio Conte a Monselice avessero battagliato per mantenere i loro ospedali, oggi il polo unico non esisterebbe, e forse non sarebbero rimasti in vita neppure i complessi di Montagnana e Conselve. Non c’è dubbio: per noi che ci abbiamo creduto oggi è un giorno di incredibile soddisfazione».

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