Nuovo ospedale di Padova, due opzioni da sottoporre a Zaia

Lunedì 11 luglio chiude i lavori la commissione tecnica: nuova struttura a Padova Ovest o riorganizzazione dell'esistente? Deciderà la giunta regionale valutando anche i soldi a disposizione
PADOVA. Dopo anni di accelerate repentine, cui sono seguite altrettante battute d'arresto, il progetto nuovo ospedale è giunto al giro di boa. Tra dieci giorni esatti la commissione regionale preposta allo studio della futura cittadella ospedaliera si riunirà per l'ultima volta. Il plico che racchiude tre mesi di lavoro del pool di esperti verrà consegnato al presidente Luca Zaia: entro l'estate Padova conoscerà il proprio futuro declinato sul fronte sanitario. L'annuncio della «chiusura dei lavori» è giunto dallo stesso segretario regionale alla Sanità Domenico Mantoan, «ospite d'onore» del consiglio della facoltà medica di ieri pomeriggio. «La commissione terminerà il proprio iter lunedì 11 luglio alle 11», ha affermato il numero uno della sanità veneta. 


Le due opzioni.
Sul tavolo di Zaia finiranno due opzioni distinte. Da una parte un progetto di nuovo ospedale costruito sull'area di Padova Ovest, dall'altra un disegno di cittadella sanitaria che insiste sull'area dove attualmente sorge l'azienda ospedaliera. Di entrambe le possibilità sono state messe nero su bianco luci e ombre, vantaggi e svantaggi. La commissione non esprimerà alcun parere, la decisione è nelle mani di Luca Zaia. Scelto il progetto (di cui sono illustrati anche i costi), il passo successivo: il reperimento dei fondi. Secondo la tabella di marcia entro l'estate sarà varato il progetto: il Patavium di Galan da 1,2 miliardi di euro è tramontato in via definitiva.


Rapporti Bo-Regione.
Mantoan, nel corso del consiglio, non si è soffermato solo sulla questione «edificio». Fari puntati sul modello gestionale. Dal massimo esponente della sanità veneta, accompagnato ieri dal direttore generale di via Giustiniani Adriano Cestrone, un monito perchè Padova scelga il proprio modello gestionale. Mantoan ha offerto la disponibilità piena della Regione al dialogo, ma ha chiesto un interlocutore. In altre parole ha pregato facoltà medica e ateneo di chiudere la partita e stabilire il piano di governance della sanità padovana, di smetterla di litigare su azienda integrata e Irccs e compiere una scelta definitiva.


Modello Padova.
Proprio ieri il preside Giorgio Palù ha portato in consiglio il piano di gestione studiato dai docenti della facoltà, il cosiddetto «modello Padova»: prevede la presenza di un direttore generale e di un direttore scientifico nominato d'intesa tra Regione Veneto ed Università, il primo a capo dell'assistenza, il secondo della ricerca. Novità anche sul fronte formazione. Previsto un modello che individua in Padova la «base operativa», cui afferiscono una serie di sedi periferiche dedicate alla formazione: Venezia, Treviso e Vicenza.  


La riunione.
Nel corso del pomeriggio Giorgio Palù ha anche affrontato la questione fondazione Pietro d'Abano, un progetto di reperimento fondi derivanti dal 5 per mille, portato avanti da facoltà e azienda, e cassato dal rettore Giuseppe Zaccaria. Palù ha proposto un'istanza al magnifico in cui chiede che sia lo stesso Zaccaria a farsi promotore della fondazione. Altro nodo da sciogliere, il problema scuole-facoltà: il numero uno della facoltà medica ha sottoposto ai docenti l'ultima mozione presentata dalla conferenza dei presidi. Nel documento si sottoscrivono una serie di punti cruciali: che la struttura chiamata a dialogare con il sistema sanitario sia la facoltà, cui spettano competenze gestionali.

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