Nel Padovano 200 mila nutrie: ecco il piano per abbatterle

La Regione ha deciso di investire 500 mila euro all’anno per tre anni, fino al 2027. La soddisfazione di Coldiretti

Alessandro Cesarato
Una nutria in un argine del Padovano
Una nutria in un argine del Padovano

Nel Padovano, specie nella Bassa padovana e nel Piovese, si stima la presenza di oltre 200 mila esemplari di nutrie che ogni anno provocano danni ingenti a coltivazioni e agli argini di fiumi e canali. A pagarne le spese sono certamente le aziende agricole, che vedono in prima battuta messa a repentaglio parte della propria produzione; indirettamente le conseguenze si riflettono sull’intera collettività in termini di sicurezza idrogeologica.

Il proliferare delle nutrie, specie esogena ormai a proprio agio nel territorio locale, è ormai un problema che non può più essere procrastinato. Grazie alla capacità di adattamento, alle potenzialità riproduttive e alla resistenza fisica, hanno colonizzato un’area di vaste proporzioni, intorno a fiumi e zone umide, con un impatto ambientale rilevante.

L’investimento della Regione

La Regione, con la manovra di fine anno, ha deciso di mettere sul piatto, dal 2025 al 2027, 500 mila euro l’anno per approntare misure contenitive. Una decisione che è stata salutata favorevolmente dalle organizzazioni agricole, a partire da Coldiretti che sul punto si spende da tempi non sospetti.

«Lo stanziamento delle risorse sul bilancio regionale legate all’eradicazione della nutria sono la risposta concreta ad un presidio costante di Coldiretti che sul tema della fauna selvatica non ha mai abbassato la guardia», commenta Carlo Salvan, presidente regionale di Coldiretti, «rivendicando la messa in sicurezza del territorio, delle imprese agricole e dei cittadini». I numeri raccontano di una piaga che da un punto di vista dei costi inizia a essere pesante. «Mediamente i danni arrecati dalla fauna selvatica annualmente in Veneto superano i 2 milioni di euro», spiega Salvan, «che spesso risultano sottostimati perché molti agricoltori, a fronte di indennizzi troppo ridotti, desistono nel tempo dalla denuncia dei danni. Accanto all’aspetto risarcitorio, diventa indispensabile anche la prevenzione dei danni che gli agricoltori, e non solo, subiscono in particolare a causa della nutria, che compromette le arginature dei canali con conseguenti rischi di incolumità per gli operatori agricoli impegnati nell’attività quotidiana, senza dimenticare il rischio idrogeologico e idraulica di tutti i nostri territori provinciali».

La sicurezza idraulica

Con queste nuove risorse si conta di pianificare un intervento sistemico. «Più volte abbiamo chiesto un cambio di passo per recuperare finanziamenti per sostenere maggiormente chi abbatte i capi», aggiunge Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova, «prevedendo un rimborso dei costi per le catture, coinvolgendo non solo gli Ambiti territoriali di caccia, ma anche gli enti locali, i corpi di polizia e i consorzi di bonifica.

Proprio in queste settimane, con le elezioni dei consorzi di bonifica, abbiamo sottolineato che la sicurezza idraulica passa anche attraverso il contenimento delle nutrie che provocano danni significativi agli argini dei fiumi, mettendone a rischio la tenuta in numerosi punti», chiudono dall’associazione agricola.

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