Offesa la memoria dell’ex senatore Verzotto Condannato il docente e storico antifascista

Camposampiero, diffamatorie le frasi di Egidio Ceccato sul ruolo politico svolto dall’ex esponente di spicco della Dc 

la sentenza

Francesco Zuanon

Il professor Egidio Ceccato ha offeso la memoria dell’ex senatore Graziano Verzotto. Ha deciderlo è stato nei giorni scorsi il giudice della Seconda sezione civile del Tribunale di Padova Luca Marani, con una sentenza che pone fine alla causa civile intentata dal fratello dell’ex senatore, l’avvocato Luigi Verzotto. Questi aveva citato in giudizio lo storico e docente di letteratura italiana Egidio Ceccato per quanto scritto dallo stesso nell’appendice del libro “Vito Filipetto, l’uomo, il maestro, il partigiano” di Giuseppe Criscenti, edizioni Del Noce 2016, nella quale Graziano Verzotto viene descritto come persona «che si è caratterizzata per spregiudicatezza etica, stabilendo ade esempio stretti rapporti con i boss mafiosi Beppe di Cristina e Pippo Calabrese», che «ha sperperato denaro pubblico (nella veste di presidente dell’Ente Minerario Siciliano)» ed infine come «complice di due efferati delitti di Stato (gli assassinii del fondatore dell’Eni Enrico Mattei e del giornalista Mauro de Mauro)».

Per queste frasi, secondo quanto stabilito dal giudice Marani, Egidio Ceccato dovrà pagare un risarcimento di 10. 000 euro a Luigi Verzotto oltre alle spese legali (in tutto 15. 000 euro).

«Farò certamente appello» dichiara lo storico che abita a Camposampiero e che è difeso dagli avvocati Anna di Lorenzo ed Alberto Tenca. Luigi Verzotto invece, difeso dai figli Giovanna e Giorgio, entrambi avvocati nello studio del padre, aveva chiesto di quantificare il danno non patrimoniale in via equitativa in 50. 000 euro, «ma non mi interessa l’aspetto economico quanto piuttosto tutelare in ogni modo ed in ogni sede la memoria di mio fratello contro la diffusione di informazioni false e diffamatorie, secondo noi gravemente offensive nei confronti della sua identità personale e memoria. Mi auguro che questa sentenza metta la parola fine ad accuse ed illazioni su mio fratello, totalmente destituite di fondamento come già dimostrato dai giudici».

Graziano Verzotto, morto nel 2010 ad 87 anni, fu un personaggio di spicco della politica siciliana e nazionale negli anni ’50 e’60 diventando presidente dell’Ems, senatore della Repubblica e figura politica eminente per il settore petrolifero e minerario e per lo sviluppo industriale siciliano, nonché amico di Enrico Mattei, presidente dell’Eni misteriosamente scomparso in un incidente aereo nel 1962. E proprio alla morte di Mattei è legata la causa che si è chiusa, in primo grado, nei giorni scorsi perché, secondo quanto scritto da Ceccato nel suo libro “L’infiltrato” , Adriano Salani Editore del 2013, riferendosi alla sentenza dei giudici della Corte di Assise di Palermo, Graziano Verzotto sarebbe stato «uno dei mandanti dell’assassinio del giornalista Mauro de Mauro» ucciso prima che rivelasse quanto aveva scoperto sulla morte di Mattei. Sentenza poi ribaltata in Appello e Cassazione, i cui giudici avevano escluso il coinvolgimento di Verzotto. Se però Egidio Ceccato è stato assolto dalla possibile diffamazione contenuta nell’ “ Infiltrato”, così non è stato per quanto scritto nella post-fazione del libro su Vito Filipetto. « Inutilmente ho cercato di convincere il magistrato che in quella sede non c’era spazio per argomentare le mie tesi, per cui la loro fondatezza o meno doveva essere desunta dal complesso della mia produzione storiografica» spiega Egidio Ceccato. «Resta il fatto che la sentenza non riguarda le altre mie pubblicazioni, per cui io continuerò a sostenere – fino a quando la comunità degli storici non mi convincerà del contrario – le mie tesi su Graziano Verzotto». Non abiura quindi minimamente alle sue convinzioni ed ai suoi studi, Egidio Ceccato che presenterà appello. «Se riconfermata in appello, questa sentenza mi costerà l’equivalente di due anni della pensione riconosciutami dallo Stato per i 32 anni di contributi versati. In altri tempi, si sarebbe potuto pensare ad una mobilitazione delle coscienze o della comunità degli storici. Oggi, in tempi di coronavirus, crisi economica e ferie estive, la gente non ha certo voglia di pensare ai miei guai giudiziari» conclude, con amarezza, il professore in pensione.Ma non in pensione da storico. —

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