Omicidio di Abano, Zorzi picchiava anche la madre
Nell’udienza la registrazione shock dell’aggressione alla suocera registrata con il telefonino da Nicoleta Rotaru, uccisa dal marito che poi ne ha simulato il suicidio

“Aiuto aiuto… non toccarmi, lasciami… non mettermi le mani addosso … hai cercato di uccidermi… basta con queste mani addosso”.
È in lacrime, il fiato corto mentre urla terrorizzata Angela, la madre di Erik Zorzi, imputato dell’omicidio della moglie Nicoletta Rotaru avvenuto la notte dei 2 agosto 2023 ad Abano Terme.
Le parole pronunciate dalla signora Angela il 4 agosto 2022 durante una violenta lite con il figlio sono state ascoltate in aula davanti ai giudici: erano state registrate da Nicoletta, intervenuta in difesa della suocera, come tante altre discussioni con l’Erik, compresa la lite della notte del delitto, più che altro un lungo monologo di violenza psicologica messo a segno da Erik seguito dall’aggressione mortale, pure sentita in aula.
«Sei un demonio, un demonio… quanta voglia hai di ammazzare … tua moglie è una santa», continuava a ripetere la madre durante il diverbio con Erik.
Poi una volta intervenuti i carabinieri aveva ammesso: «Non è la prima volta che mi aggredisce, io l’ho sempre protetto ma è cattivo».
Nel telefono di Nicoleta sono state trovate oltre 1000 ore di registrazioni.
La morte in diretta
È la notte del 2 agosto 2023. Il monologo delirante di Erik Zorzi dura da ore nell’abitazione dove l’uomo vive con la moglie Nicoletta Rotaru nonostante la separazione e le due figliolette. Poi all’improvviso la Nicoleta, che era stesa a letto, grida spaventatosi.
Un urlo agghiacciante:”Erik ti prego smettila" e comincia a emettere respiri sempre più soffocati come se qualcuno cercasse di strapparla alla vita.
Zorzi continua a ripetere "Perché l’hai fatto, perché l'hai fatto, io ti amavo, ti amavo, ti amavo, ti amavo, io ti amavo".
E ancora:”ti amavo, ti amavo, ti prego, liberaci, liberaci ti prego, ti scongiuro, ti scongiuro, liberaci".
E poi “Ti prego Nico, Nico, Nico, Nico…mi stai distruggendo.. Di di sì che ci liberi ed e’ tutto a posto… Vattene”.
Nicoleta resiste, si sentono i suoi singulti. Si percepisce il disperato tentativo di restare aggrappata alla vita: l’agonia dura quasi una decina di minuti. Un colpo al cuore per tutti quanti, presenti nell’aula della Corte d’assise dove si sta celebrando il processo all’uomo, hanno ascoltato quella morte in diretta. Una morte in diretta che, fino all’ultimo, i difensori dell’imputato non volevano che fosse sentita in aula.
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