Operai vessati a Grafica Veneta, indagini chiuse: pakistani verso il processo
Accuse di rapina, lesioni, estorsione e sfruttamento per i titolari della Bm Service. Avrebbero sfruttato i connazionali all’interno dell’azienda di Trebaseleghe
PADOVA. Arriva al capolinea l’ultimo troncone dell’inchiesta sullo sfruttamento dei lavoratori pakistani avvenuto nell’azienda Grafica Veneta, ancora aperto nei confronti di 13 persone. Il pm Andrea Girlando ha chiuso formalmente l’indagine nei confronti dei titolari di Bm Service, l’azienda che “prestava” i lavoratori a Grafica, Arshad Badar, 54 anni, e il figlio Asdullah, 28, e di altri 10 connazionali (due risultano ancora latitanti) oltreché del tecnico trevigiano Cristian Gasparini, 49enne di Preganziol (Treviso).
L’ultima pagina dell’inchiesta
Tutti (escluso Gasparini) sono accusati a vario titolo di rapina, sequestro di persona, lesioni volontarie, estorsione e caporalato. Gasparini, titolare di una ditta di impianti elettrici, risponde di impedimento del controllo cioè di aver predisposto ostacoli per intralciare o eludere l'attività di vigilanza in materia di sicurezza sul lavoro. Su richiesta dell’amministratore delegato di Grafica Veneta, Giorgio Bertan, deve rispondere di aver cancellato quasi tutte le registrazioni delle timbrature dell’apparecchio marcatempo presente nello stabilimento di Trebaseleghe. Registrazioni che avrebbero consentito di ricostruire orari e giorni di presenza dei lavoratori formalmente assunti da Bm Service.
Ancora in carcere sono i titolari di Bm Service dal giorno dell’arresto, lo scorso 26 luglio, con un loro “sergente”. I lavoratori, sempre pakistani, erano sfruttati con turni di 12 ore pagati a 4,50 euro all’ora. Se osavano ribellarsi, erano pestati, legati e derubati di documenti e cellulari.
Una condizione di quasi schiavitù quella denunciata da una ventina di immigrati tutti dipendenti dell’azienda trentina fondata da padre e figlio e attiva nel settore del confezionamento di prodotti editoriali. I vertici del colosso dell’editoria di Trebaseleghe erano perfettamente a conoscenza delle condizioni di lavoro secondo la procura.
Tuttavia l’amministratore delegato Giorgio Bertan e il responsabile della sicurezza Giampaolo Pinton hanno scelto di chiudere il conto con la giustizia patteggiando sei mesi di carcere, azzerati di fatto dalla conversione della pena detentiva in una sanzione pena pecuniaria di 45 mila euro. La Procura generale ha impugnato di fronte alla Cassazione il patteggiamento dei manager di Grafica Veneta, contestando la mancanza dell’indicazione della confisca provento del reato.—
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