Operaio si ferisce e resta paralizzato

LIMENA. Quell’incidente sul lavoro avvenuto 22 luglio 2010 in un cantiere di Limena, in via Rezza, era stato liquidato con poche righe da tutti i giornali visto che «un muratore risultava ferito...

LIMENA. Quell’incidente sul lavoro avvenuto 22 luglio 2010 in un cantiere di Limena, in via Rezza, era stato liquidato con poche righe da tutti i giornali visto che «un muratore risultava ferito dalla caduta di un tubo dell'impalcatura, che gli aveva fratturato il cranio». Nessun morto, ma il bilancio è stato ugualmente drammatico. A quattro anni e mezzo di distanza è purtroppo chiara la gravità di quell’episodio perché da allora Gheorghe Buzaianu, 47 anni, nato in Romania e residente ora a San Martino di Lupari, non è più riuscito a camminare ed è costretto a muoversi in sedia a rotelle. Così nel processo davanti al giudice di Padova, che sta andando verso la conclusione, il pubblico ministero Benedetto Roberti ha chiesto la condanna a tre mesi per l’unico imputato di quella disgrazia, Paolo Cherubin, 55 anni di Santa Giustina in Colle, legale rappresentante dell’impresa Cherubin & Zorzi, accusato di lesioni colpose gravissime e violazione di una serie di norme in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. L’ex dipendente della ditta, si è costituito parte civile, tutelato dal penalista Michele Godina, reclamando un risarcimento di un milione di euro: finora non ha ottenuto nulla. Parola alla difesa e sentenza a marzo. La ditta si stava occupando della ristrutturazione di un edificio: un operaio addetto alla gru stava sollevando due tubi in acciaio, posizionati in orizzontale. I tubi erano assicurati al gancio della gru mediante un sistema di imbracatura formato da una braca a due tiranti, collegati con una legatura a strozzo delle brache (i due ganci erano stati posizionati a due metri l’uno dall’altro). Sollevato il carico a 12 metri d’altezza, una delle brache si era spostata verso l’altra, i tubi si erano sbilanciati in verticale sfilandosi e, cadendo a terra, avevano colpito al capo il lavoratore.

Cristina Genesin

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