Ora che è laureata le annullano la maturità «Così mi negano il diritto a farmi una vita»

Il caso paradossale di una studentessa di Sarmeola di Rubano in causa con lo Stato: la sentenza a sei anni di distanza 
18/06/03 SCUOLA LICEO SCIENTIFICO RIGHI ESAMI DI MATURITA' PROVA SCRITTA DI ITALIANO .
18/06/03 SCUOLA LICEO SCIENTIFICO RIGHI ESAMI DI MATURITA' PROVA SCRITTA DI ITALIANO .

l’intervista

Si è ritrovata «immatura» per legge a 26 anni. Lei, che, vinta la battaglia che il ministero dell’Istruzione l’aveva costretta a ingaggiare davanti al Tar del Friuli Venezia Giulia, quand’era poco più che maggiorenne, per tenersi stretti l’idoneità alla classe quinta e l’ammissione all’esame di Stato conseguiti come studentessa interna del liceo paritario “Alfieri” di Pordenone, aveva poi trovato la forza per iscriversi e concludere brillantemente l’università, ora si scopre di nuovo appesa al filo della giustizia.

Il Consiglio di Stato ha azzerato il suo diploma di maturità. E la decisione, arrivata a sei anni di distanza dal ricorso presentato contro quella sentenza - contestata in virtù della norma che prevede «un’unica sessione estiva per gli esami di idoneità», che lei, dopo essersi ritirata a metà della quarta, aveva invece frazionato fra giugno, in un istituto statale, dove non aveva tuttavia completato le prove, e settembre, nel paritario dov’era transitata -, ha l’effetto di uno tsunami.

Un incubo capace di mettere a rischio, in astratto, la validità stessa della sua laurea, ma anche di riaprire ferite che soltanto il tempo aveva contribuito a rimarginare. La soluzione, tuttavia, pare essere già a portata di mano.

«Non siamo stati informati dell’udienza – dice l’avvocato Rosanna Rovere, trasecolata alla lettura del provvedimento – e in assenza di un contraddittorio la sentenza è nulla». Giulia - questo il nome di fantasia che abbiamo dato all’ormai ex studentessa, residente a Sarmeola di Rubano, per tutelarla nel prosieguo della vertenza legale -, però, non ne può davvero più.

Ti aspettavi quest’esito?

«Credevo che, dopo tanto tempo, questa via crucis si fosse conclusa. E adesso provo tanta rabbia. Non me ne capacito: così mi si continua a negare il diritto a costruirmi una vita».

La scuola che frequentavi, l’Alfieri di Pordenone, non esiste più: chiusa, anche a seguito dell’inchiesta che ha portato alla condanna del suo preside, in primo grado, a 5 anni di reclusione per associazione a delinquere e falso ideologico. Che ricordi hai?

«Io mi impegnavo un sacco e amavo lo studio. Quell’istituto, lo capii poi, era malvisto. Ma se funzionava, vuol dire che era stato ritenuto idoneo all’insegnamento. E i professori, persone meravigliose, soffrirono tanto per quel che la magistratura ipotizzò (il processo, in cui erano accusati di presunte “facilitazioni” negli esami, si è chiuso con l’assoluzione dei docenti)».

Cosa succederà adesso?

«Da poco avevo finalmente superato il trauma del treno: salirci mi ricordava i viaggi che facevo quando, da Padova, andavo a scuola a Pordenone. Ho paura di crollare di nuovo. Chiedo soltanto rispetto per tutti i sacrifici che io e la mia famiglia abbiamo fatto per investire sul mio futuro. Lo scorso ottobre mi sono laureata in Filosofia e adesso lavoro».

L’avvocato sostiene che l’annullamento dell’esame di abilitazione alla quinta non possa portare all’azzeramento della laurea.

«Sì, dice che non sono atti consequenziali e che su questo c'è ampia giurisprudenza. Mi chiedo quale possa essere l'interesse pubblico ad annullare finanche una laurea. Pensi che progettavo di raddoppiare, iscrivendomi a Scienze motorie, a Milano, per diventare un’insegnante. Ora, però, è tutto sub iudice. Di una cosa, comunque, sono certa».

Di che cosa?

«Gli studenti dovrebbero poter contare su una sorta di sindacato, al pari dei lavoratori. Se ci fosse stato, avrei cercato aiuto lì, quando ho avuto problemi».

Il tuo caso, probabilmente, imboccherà la strada della Cassazione. Sei pronta ad affrontarla?

«Sono cresciuta in una famiglia in cui si credeva nella giustizia. Finora, però, ho incassato soltanto delusioni». —

Luana De Francisco

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