Ordinanza anti kebab In dodici ricorrono al Tar

Sono tutti commarcianti immigrati: tra questi un ortofrutta e una parrucchiera Vatteroni (Adl/Cobas): «Provvedimento senza senso e formulato male»

ARCELLA. Sono, esattamente, dodici gli esercenti di Prima Arcella e Borgomagno, tutti immigrati, che, aiutati dall’associazione Adl/Cobas, hanno presentato ricorso al Tar del Veneto contro l’ordinanza anti-kebab (cheli costringe a chiudere alle 20) formata dal sindaco.

Alcuni sono nomi abbastanza noti nella zona dietro la stazione. Rustem Fetay, italo- kosovaro, titolare della pizzeria take away Flash; Mohamed Helal, bengalese, gestore del negozio di ortofrutta R&B; il pakistano a cui è intestato il phone center Gondal Waheed, in via Aspetti; un altro pakistano che gestisce l’ Internet Point Kashi sul cavalcavia Borgomagno; il titolare nigeriano di African Shop in via Avanzo 17; il pizzaiolo pakistano di via Piacentino, angolo via Buonarroti; la parrucchiera africana del salone Nolliwood; l’esercente del locale Ke Karo in via Avanzo 37 e il kebabaro di Baba King, in via Avanzo 23, a fianco di Pavan Auto Ricambi. »L’ordinanza di Bitonci non ha alcun tipo di logica», spiega Claudia Vatteroni, di Adl/Cobas. «Giuridicamente è formulata male. Parla di vivibilità in rapporto ai residenti quando, invece, è scontato che la garanzia dell’ordine pubblico all’esterno dei locali spetta alle istituzioni e non certo ai gestori. Il provvedimento è nettamente contrario alle direttive europee del settore». Il ricorso è stato già notificato alla cancelleria del Tar, a Venezia e tutti i ricorrenti sono abbastanza ottimisti.

Felice Paduano

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