Ordine dei medici di Padova, Crimì: «Si investa in capitale umano e nella tecnologia»

Il neoeletto presidente presenta le priorità dell’agenda 2025: si parte con la riorganizzazione: «Va rilanciata la medicina territoriale anche grazie ai fondi del Pnrr»

Sabrina Tomè
Il presidente dell’Ordine dei Medici, Filippo Crimì
Il presidente dell’Ordine dei Medici, Filippo Crimì

Tra medici che mancano negli ambulatori del territorio e negli ospedali, liste d’attesa difficili da ridimensionare, aggressioni sempre più frequenti al personale (l’ultimo caso in ordine di tempo ad Abano), il tema della sanità resta caldissimo in questo inizio 2025. Tutte sfide con le quali dovrà misurarsi il presidente dell’Ordine dei Medici Filippo Crimì, appena eletto alla guida della categoria. Tanti i nodi da affrontare.

Presidente Crimì c’è veramente tanto da fare. Quali sono le priorità dell’agenda 2025 per la sanità padovana?

«Ci siamo insediati come nuovo Consiglio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri dal primo gennaio e siamo già al lavoro su diversi temi. Tra i primi obiettivi che ci siamo posti vorremmo cambiare il regolamento sulle Commissioni Tematiche ed i Gruppi di Lavoro, per renderli più operativi, ed avviare l’iter di accreditamento dell’Ordine dei Medici di Padova come provider ECM in modo da poter erogare direttamente i corsi di formazione continua».

Tra le emergenze c’è quella della sanità del territorio con centri o interi quartieri senza medico di base e gli anziani costretti a spostamenti notevoli. Il tutto mentre le Medicine di Gruppo arrancano anche a causa dell’aumento di costi. Da dove iniziare per ribaltare la situazione?

«La Medicina Generale, così come la Continuità Assistenziale ed il PS, rappresentano la prima linea del Sistema Sanitario Nazionale. Per anni c’è stato un collo di bottiglia dovuto al ridotto numero di posti ai corsi di formazione specifica in Medicina Generale, che ha portato ad una forte riduzione di queste figure professionali, anche a causa dei numerosi pensionamenti. Con gli investimenti del Pnrr ci auguriamo un rilancio della medicina territoriale con una migliore definizione dell’assetto delle Case di Comunità e un adeguamento a rialzo dei servizi forniti ai cittadini. Bisognerebbe riuscire ad incentivare ulteriormente la formazione di Medicine di Gruppo integrate che potrebbe essere il nuovo standard di riferimento per la medicina del territorio. Infatti, grazie al personale a disposizione, finanziato dalle Asl, ed alle prestazioni che possono essere erogate avremmo una serie di hub territoriali della salute, in grado anche di alleggerire i PS dall’iper-afflusso degli ultimi anni».

Negli ospedali la mancanza di medici si traduce sempre più spesso in appalti alle cooperative e in incarichi a medici gettonisti. I rischi legati alle figure di medici esterni sono ben noti, si pensi per esempio alla dottoressa indagata con l’accusa di non aver soccorso la studentessa Eleonora Chinello, morta in un incidente stradale. Come riportare i camici bianchi nella sanità pubblica?

«L’utilizzo di medici liberi professionisti o di cooperative negli ospedali pubblici è l’effetto della carenza di personale strutturato, alla quale si prova a mettere una pezza con questo tipo di incarichi. Quindi penso che prima di tutto dovremmo chiederci perché i medici fuggono dagli ospedali. Innanzitutto per mancanza di gratificazioni, non solo economiche, durante il loro lavoro. Gli stipendi rimangono tra i più bassi in Europa con l’inflazione galoppante e senza distinzione di ruoli, capacità e rischio. Il carico di lavoro è in continuo aumento ed oramai risulta più importante misurare la quantità e non la qualità delle prestazioni. Molti colleghi si fanno in quattro per rispondere alle esigenze e alle necessità dei pazienti, ma questo iper-lavoro volontario non viene spesso riconosciuto. Bisogna invertire la rotta altrimenti una fuga verso il privato sarà inevitabile».

Gli stanziamenti del governo sono adeguati? E quelli della Regione?

«Ad ogni legge di bilancio sentiamo parlare di tagli alla sanità, ma la realtà è che le spese per la sanità sono in continuo aumento e l’incremento dei fondi non sempre segue il trend che ci si aspetterebbe. Penso che in un Paese come il nostro, dove il Sistema Sanitario Nazionale dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello, serva avere coraggio ed investire di più sul capitale umano, nella tecnologia sanitaria, nella ricerca e nell’organizzazione, dirottando in questi ambiti tutte le spese che non abbiano attinenza con questi obiettivi».

Aumenta la spesa sanitaria privata dei cittadini secondo i dati Mef: non è un bel segnale.

«È un segnale negativo. Un segnale negativo perché questo vuol dire che sempre più persone decidono di farsi curare al di fuori del Sistema sanitario nazionale. Questo dipende dalle lunghe liste d’attesa e dal fatto che purtroppo alcuni esami o visite, quelli meno remunerativi, vengono eseguiti solo nelle strutture pubbliche dove la carenza di personale è diventata una costante. Inoltre con il nuovo tariffario nazionale verranno abbassati i costi di una serie di prestazioni che diventeranno quindi non sostenibili economicamente per il privato convenzionato e temo che questo possa portare ad un ulteriore allungamento delle liste di attesa in questi ambiti».

Medici sempre più vittime di violenza. Il nuovo decreto sicurezza prevede più presidi nei pronto soccorso e inasprimento delle pene. Basta? O a suo avviso cos’altro serve?

«Le novità legislative introdotte sono un segnale importante e penso che la presenza delle forze dell’ordine nei Pronto Soccorsi e l’inasprimento delle pene possano avere un effetto deterrente. Di sicuro servono interventi per potenziare e riorganizzare i servizi di PS, dare una adeguata preparazione al personale sanitario in servizio, che deve essere in grado di affrontare anche le problematiche psicologiche che si vengono a creare, ed incentivarlo economicamente. Inoltre è necessario ricreare un rapporto virtuoso e positivo tra cittadini e personale sanitario: aggredire un professionista sanitario vuol dire attaccare la salute di tutti».

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