«Ore in fila con la febbre per fare un tampone»
Padova
Tre ore in fila per il tampone con febbre alta, brividi e nausea. E un esito del test quasi scontato, dato che in famiglia ci sono tre persone positive tra cui un bimbo di 8 anni. A raccontare la sua esperienza è una mamma padovana. «Il mio medico di base» racconta M. N., 40 anni, «mi ha detto che non c’è nessuno che possa venire a fare i tamponi a casa. Si possono richiedere privatamente, ma le cliniche non lasciano entrare i sintomatici. Mi è stato detto che potevo andare a Schiavonia o all’Euganeo, e così ho fatto nonostante iniziassi già a non sentirmi bene: quando è arrivato il mio turno avevo 38.5 di febbre, tremavo, ho vomitato, stavo malissimo. Non c’è una fila separata per i sintomatici o per chi ha positivi in famiglia, si va avanti tutti insieme con un rischio di contagio evidente».
Le indicazioni del Ministero prevederebbero la quarantena non solo per chi ha tampone positivo, ma anche per chi è sintomatico in attesa di tampone e per chi è convivente con un positivo. Insomma, un genitore con un figlio malato dovrebbe rimanere chiuso in casa. «Il fatto» spiega ancora M. N. «è che a me il tampone serve: lavoro in un ufficio con molte persone, se sono positiva devo informarle, va sanificata la stanza. Anche il mio datore di lavoro deve sapere come inquadrare la mia assenza». Il test rapido ha dato esito negativo ma, data la situazione, il medico di base ha prescritto anche il test molecolare. Altro giro altra corsa, sempre all’Euganeo. Il responso dovrebbe arrivare oggi. —
S.Q.
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