Ormai metà dei capannoni sono vuoti e nel degrado

VIGONZA. Il 50% dei metri quadri dei capannoni della prima zona artigianale che si estende fra via Julia e via Venezia a Perarolo è vuoto. Questo quartiere, sorto nel 1968 con la prospettiva di diventare il fiore all’occhiello della Riviera del Brenta, oggi è in decadenza. Nel quadrilatero di 800 metri chi ha chiuso, chi è fallito, chi non ha più utili, chi ha sfruttato il territorio e lo ha lasciato nel degrado. E chi se n’è andato in luoghi più sicuri, lontano dall’argine del Brenta e meglio illuminati. Chiusi la ex Toseroni e la Levio Loris in via Julia, l’ex Manzardo e i capannoni di fronte. Chiusi, e nessuno li vuole, quelli accanto alla S.Car e chiusa la Berla. Chiuso l’ex Interspar: il supermercato si è trasferito al Centro Matrix. Ora se ne va anche la Smania, settore mobili e complementi d’arredo, insediatasi nel 1967: si trasferisce a Cazzago di Pianiga (Ve), in uno showroom moderno e funzionale. In via Julia lascia 20 mila metri quadri di capannoni vuoti. Presto potrebbe andarsene anche una ditta di alimenti surgelati. Di sicuro se ne andrà la Lando, prossima a trasferirsi a Peraga mantenendo però la proprietà dello stabile, non si sa ancora a che titolo. Sul lato opposto della Regionale 11, dove la zona artigianale ha un’appendice, situazione identica. In via Stoccolma è chiuso il capannone della Euroflex, chiuso anche quello di fronte che non ha più logo, chiuse le ex sedi di Edilceramiche e Silice, trasferite. Cosa se ne farà Vigonza di questa colata di cemento in degrado e piena di erbacce, tagliate solo sabato scorso dopo un’accesa commissione urbanistica? I capannoni restano in piedi per sfruttare i metri cubi in altre parti del territorio? In questo quadro s’inseriscono le due incompiute di via Atene di cui è corresponsabile l’amministrazione pubblica: la scuola e la palestra. La prima pietra dell’edificio scolastico venne posata 8 anni fa, a oggi sono stati realizzati solo i muri esterni e tutt’intorno regna il degrado. Idem per la palestra, a carico del privato. E così la Riviera che doveva essere l’eccellenza, dove ci sono ancora alcune aziende storiche, è scaduta in un disordine urbanistico. I grandi piazzali vuoti sono diventati il luogo ideale dove buttare immondizie, lungo via Venezia le erbacce sono alte quasi 2 metri. «Il problema di fondo è la crisi», commenta l’assessore alle Attività Produttive Damiano Gottardello, «ci sono aziende che chiudono per la congiuntura e ce ne sono altre che se ne vanno perché i capannoni sono vetusti o perché la sicurezza non è massima. Sull’aspetto del decoro per l’immagine esterna, è buona norma che i proprietari tengano pulito, ma più che sollecitare con un’ordinanza non possiamo fare, le aree sono private. Se poi i capannoni sono in curatela, i tempi diventano biblici».
Giusy Andreoli
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