Ospedale di Schiavonia, mobilitazione popolare il giorno di Santo Stefano
MONSELICE. Prima il sit-in dei sindaci di dieci giorni fa, poi quello dei sanitari del “Madre Teresa” che si terrà sabato prossimo, quindi una terza grande manifestazione proclamata dai primi cittadini ed estesa a tutta la popolazione.
Si svolgerà nel giorno di Santo Stefano e avrà come teatro, ancora una volta, l’ospedale di Schiavonia riconvertito a Covid Hospital. Il senso della manifestazione? «Ci raduniamo perché vogliamo che ci venga restituito il nostro ospedale per acuti ed emergenze», il messaggio dei sindaci che hanno chiamato a raccolta i loro cittadini.
SINDACI INASCOLTATI
«Dopo oltre un anno e mezzo dall’inizio della pandemia, con ripetute chiusure e disservizi a livello sanitario per gli oltre 180.000 residenti nella Bassa padovana, il territorio continua a subire la destinazione dell’ospedale “Madre Teresa” a Covid Hospital» si legge in una nota diffusa ieri e sottoscritta da 38 sindaci del territorio «Molte sono state le proposte avanzate in questi mesi dalle amministrazioni comunali, tutte disattese, come l’utilizzo di vecchi plessi ospedalieri per la degenza dei malati Covid, lasciando intatti quindi l’ospedale a per emergenze e acuti; o come una più equa distribuzione dei contagiati dal Coronavirus nelle varie strutture della provincia». Proposte e appelli sono rimasti inascoltati e così lo scorso 4 dicembre in 44 cittadini con fascia tricolore si sono ritrovati in un sit-in simbolico davanti al “Madre Teresa”.
MANIFESTAZIONE A SANTO STEFANO
Dopo quel giorno, tempo qualche ora, è arrivato l’annuncio del presidente regionale Luca Zaia che confermava la riconversione di Schiavonia in Covid Hospital. Scelta, questa, che ha scatenato la dura reazione di medici, infermieri e oss impegnati nell’ospedale monselicense.
Oltre cento dirigenti medici hanno infatti sottoscritto un documento di protesta, caricato anche sulla piattaforma online change.org: molto probabilmente oggi la petizione supererà le 5 mila firme. Gli stessi sanitari hanno proclamato per sabato prossimo, alle 10, un nuovo sit-in davanti al “Madre Teresa”, a cui hanno già aderito anche i sindaci.
Sindaci che però rilanciano: «Domenica 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, intendiamo promuovere una manifestazione di tutto il territorio e di tutti i cittadini della Bassa. Ci troveremo davanti all’ospedale. Chiediamo a tutti di partecipare perché dobbiamo far capire quanto per noi sia importante che ci venga restituito il nostro ospedale».
LE APERTURE NELLE ALTRE USL
Intanto una prima richiesta dei sindaci della Bassa padovana è stata accolta. Con un documento firmato l’altra sera, il numero uno della sanità veneta, Luciano Flor, ha di fatto aperto le porte di tutte le Usl venete ai cittadini padovani, e in particolare a quelli del territorio a sud della provincia.
«In considerazione della difficoltà ingenerata dal recente attacco informatico di cui è stata destinataria l’Usl 6 nell’attuale contesto pandemico, si ritiene indispensabile che le Usl diano le necessarie disposizioni affinché siano garantite ai cittadini residenti in questo territorio le prestazioni al pari dei propri residenti, nel rispetto delle classi e dei tempi di attesa previsti dalle leggi e dei piani regionali», la comunicazione di Flor.
Che, tradotto, significa questo: tutti i cittadini padovani avranno garanzia di accesso alle prestazioni di specialistica ambulatoriale sull’intero territorio regionale.
Era questa una chiara richiesta dei sindaci della Bassa: con Schiavonia out, invece di andare a Camposampiero o Cittadella per un residente di questo territorio è molto più semplice raggiungere le strutture sanitarie di Rovigo, Legnago o Noventa Vicentina, giusto per citare quelle più vicine ai confini meridionali della provincia padovana.
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