Overdose d’insulina, muore a 14 anni
Si è spenta dopo 14 giorni di agonia: aperta un’inchiesta e ordinata l’autopsia sul corpo di Princess Juliana Mbanali

Quattordici giorni d’agonia nella Terapia intensiva pediatrica dell’Azienda ospedaliera. Poi la morte avvenuta giovedì, senza mai aver ripreso conoscenza. Overdose da insulina il referto che “certifica” il decesso di Princess Juliana Chisara Mbanali, 14enne di origine nigeriana, studentessa al primo anno del liceo scientifico Curiel all’Arcella residente in un appartamento a due passi dal Comando provinciale dei carabinieri in Largo Rismondo. L’insulina, in un soggetto sano come la ragazza, può essere mortale.
«Rientrando a casa dal lavoro, intorno alle 9 e mezza di sera, mi ero accorto che mia figlia si trovava ancora a letto. Ero entrato in camera, l’avevo chiamata, ma non aveva risposto. Allora l’avevo toccata: respirava, ma sembrava in coma. Da allora mia figlia non si è più risvegliata», racconta il papà Geoffrey Mbanali ricordando la sera del 26 ottobre. Resta una domanda: perché Princess Juliana aveva assunto l’insulina, il farmaco che non mancava mai in casa visto che la mamma soffre di diabete? Forse si era sentita male e pensava di poter stare meglio visto con il medicinale è miracoloso per la salute della mamma? Forse s’era convinta che l’insulina fosse in grado di darle una sterzata di energia? È stato un tragico errore? Oppure un “gioco” fatto con leggerezza? È un giallo. Il pm Sergio Dini ha aperto un’inchiesta, ordinando l’autopsia prevista domani. Gli accertamenti sono affidati alla Squadra mobile che ha sequestrato il cellulare della ragazzina contenente foto e messaggi. Riservata, timida, brillante a scuola: così descrive la 14enne chi la conosceva. Concluse le medie nell’Istituto Briosco, all’Arcella, Princess Juliana si era iscritta al liceo Curiel. Aveva una passione per le materie scientifiche, eppure, fin dal primo giorno di scuola, aveva collezionato numerose assenze. Princess Juliana parlava bene l’italiano, anche se in famiglia la lingua era l’inglese. La tragedia avviene il 26 ottobre. Il padre Geoffrey Mbanali, 57 anni, nigeriano, è in Italia dal 1990 e lavora come operaio nell’azienda Anemos spa a San Giorgio delle Pertiche. Nel 2004 è stato tra i fondatori della Anglican Church of St. Anthony Abbot con sede a Padova in zona Industriale. Quel giorno esce di casa a mezzogiorno. La figlia è a letto perché non si sente bene, mentre la mamma è volata in Nigeria per far visita ai parenti. «Quando sono tornato, non rispondeva» ricorda oggi il papà, «Princess è stata portata in ospedale e da allora non si è più svegliata. Nel vano del comodino c’era una fialetta vuota di insulina». Quelle “a penna” pronte per l’uso. È stato il padre a consegnarla in questura l’indomani, dopo averla trovata. La mamma è rientrata il 6 novembre.
Ora in casa è un viavai di amici e fedeli della Chiesa protestante dove si svolgerà il funerale di Princess Juliana. Figlia unica.
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