Padova, a 2 anni vittima di malasanitàIntervento al cuore rinviato cinque volte

Odissea di una bimba di Campolongo: deve essere operata al cuore. Ricoverata, costretta al digiuno, sottoposta a clistere e all'analisi: l'intervento è sempre stato rinviato. In Terapia intensiva pediatrica solo due posti per l'intero Triveneto
PADOVA. Da qualche giorno, non appena sente la sirena di un'ambulanza, scoppia in lacrime. Quando invece vede un camice bianco, si nasconde dietro le gambe di mamma. A soli due anni è rimasta vittima di una paradossale odissea sanitaria. Per cinque volte, nell'arco di poco più di una settimana, è stata ad un passo dalla sala operatoria: sveglia all'alba, digiuno per dodici ore, flebo, iniezioni, clisteri. Ma l'intervento che le deve correggere una cardiopatia congenita non l'ha ancora subito. Motivo? Quando tutto è pronto, un'urgenza le «ruba» il posto in terapia intensiva cardiochirurgica, reparto in cui dovrebbe essere ricoverata dopo l'operazione. Da quando i posti in Rianimazione sono stati ridotti a due, portare a termine un intervento programmato pare equivalere ad un terno al lotto.


Protagonista del «calvario ospedaliero», una bambina di Campolongo Maggiore. All'ennesima fumata nera il padre, P.I., artigiano di 37 anni, ha deciso di denunciare quanto patito dalla sua piccola: «La bambina non ce la fa più a sopportare la preparazione ad un intervento che non arriva mai. Aghi, punture, flebo, sveglia all'alba, continui digiuni. Ha solo due anni, sta subendo continui traumi». La storia ha inizio il 7 giugno, quando la famiglia viene contattata dal reparto di Cardiochirurgia pediatrica dell'azienda ospedaliera. La bimba deve essere ricoverata per poter subire l'intervento di coartazione aortica per la correzione di un difetto del cuore, da «sistemare» entro i tre anni di età. «Siamo partiti con le migliori intenzioni - racconta il papà - ma appena siamo entrati in ospedale ha avuto inizio l'odissea di nostra figlia.


L'intervento è stato rinviato prima dal mattino al pomeriggio, poi al giorno successivo». Il 9 la dimissione dal reparto: «La piccola ha eseguito tutti gli accertamenti pre-intervento come da protocollo che risultavano nella norma - scrive l'equipe cardiochirurgica nel foglio che accompagna le dimissioni dall'ospedale della bimba - a causa della mancanza di posti letto presso la terapia intensiva post operatoria l'intervento viene rinviato». «Pensavamo ad un caso, non potevamo nemmeno immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a pochi giorni: è stata richiamata il 10 giugno, dimessa l'11. Poi ci hanno richiamato il 14. Doveva essere operata al mattino: arriviamo e ci dicono che l'intervento è stato spostato al pomeriggio - racconta l'artigiano della provincia di Venezia - la tirano lunga e ci assicurano che sarebbe stata operata il 15». In serata le dicono che con 99 probabilità su 100 sarebbe stata operata il giorno successivo. Si è verificato l'1 per cento di imprevisto: ieri mattina è stata dimessa.


«Io non ce l'ho con i medici - afferma P.I. - loro fanno il possibile. Come fa a lavorare un'equipe chirurgica con due soli posti in terapia intensiva post operatoria? Alla prima urgenza saltano tutti i programmi. L'ospedale si deve rendere conto che abbiamo a che fare con bambini, che soffrono moltissimo il ricovero. Mia figlia ne ha avuti una miriade in una settimana, ad oggi senza un motivo, visto che non è stata ancora operata. E' ovvio che le urgenze hanno la precedenza, ma come lo spiego a mia figlia che ha subito iniezioni e quant'altro per niente? La mia non è una battaglia personale: ci sono molte altre famiglie nella mia stessa condizione. Dicono che l'intervento di mia figlia non è urgente, ma sono trascorsi sei mesi dalla diagnosi. Deve diventare un caso grave e quindi urgente per poter entrare in sala operatoria?».

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