Centro idrico Brentelle: dal Bacchiglione alle case dei padovani
L’acqua che disseta Padova e provincia proviene da Vicenza, precisamente dalla sorgente del Bacchiglione a Villaverla: ecco il viaggio che compie per arrivare ai rubinetti dei padovani

Scorre dalle risorgive del Bacchiglione, nel Vicentino, alle case dei padovani. L’acqua che si beve in città è di una qualità sopraffina.
Il gusto leggermente carbonico lo deve alla ricchezza di minerali, gli stessi che la rendono naturalmente più buona che altrove. AcegasApsAmga, società parte del Gruppo Hera, ne cura il viaggio (parliamo di circa 40 milioni di metri cubi l’anno) da Villaverla al Padovano, sfruttando per duemila chilometri la pendenza.
La immagazzina, depura e ridistribuisce grazie a uno tra i più antichi esempi italiani di acquedotto moderno organizzato a Padova nei centri idrici di Montà, Codalunga, Stanga e Brentelle Nord.
Proprio quest’ultimo, localizzato a Chiesanuova, è raccontato da Lorenzo Tirello, responsabile Impianti acqua di AcegasApsAmga, e Marco Pampagnin, tecnico della medesima divisione. L’occasione è la Giornata mondiale dell’acqua che si celebra domani.
L’acqua di Padova è speciale
Prima della classe quanto a rispetto di standard di legge, «l’acqua del sindaco» a Padova è campionata regolarmente dal gestore e dall’azienda sanitaria che poi riferiscono all’Autorità di regolazione per energia reti e ambienti, l’Arera.
Deve alle catene montuose dell’Altopiano di Asiago da cui si infiltra, ai dieci anni che impiega per raggiungere il punto di prelievo, e a quanto il viaggio le lascia in dote, il retrogusto di carbonato di calcio e le proprietà uniche, superiori alla media. Ma perché si è scelto di prelevarla da pozzi tanto lontani e profondi 130-180 metri?
«A fine ’800 a Padova dilagavano tifo e colera, derivanti da un’acqua presa dai canali superficiali della città dove venivano convogliati anche i reflui fognari», spiega Tirello, «Fu allora che il senatore Vincenzo Stefano Breda e il Comune individuarono l’area dove sono ubicate le risorgive del Bacchiglione per prelevare un’acqua di ottima qualità e garantire così un certo benessere alla cittadinanza». Ma andiamo per tappe.
Un sistema pulito da monte a valle
Al centro idrico Brentelle arrivano due delle tre condotte adduttrici che servono il Padovano. «La “canaletta”, originale del 1886-1888, collegata al sito di Montà, e la “dn 1003”, per cui è in programma un passante sotto il canale Brentella che prossimamente le farà raggiungere la stessa destinazione», informa Pampagnin.
«Perché più opportunità di distribuzione d’acqua solchiamo, in gergo più “ridondanza” c’è, e più “signore Maria” riceveranno un servizio di qualità», chiarisce Tirello, «Per lo stesso principio viene mantenuto dagli anni ’80 un sistema da usare solo in caso di emergenza per attingere acqua da fonti in superficie: il nostro obiettivo è dare il meglio all’utente nel rispetto ambientale».
L’acqua viene stoccata in tre serbatoi da 25 mila metri cubi l’uno, simili a dei giganteschi cilindri bianchi che dominano il panorama lungo via Chiesanuova. Montà ne ha due da 22 mila metri cubi ciascuno e la Stanga uno maxi.
A questa griglia che disseta la città del Santo partecipano anche torri piezometriche e serbatoi pensili, tutti osservati speciali da una regia di tecnici che grazie al telecontrollo e al machine-learning analizzano vibrazioni, temperature e ultrasuoni per sondare salute dell’acqua e della rete.
«L’acqua disinfettata con ipoclorito nelle cisterne passa quindi per la sala pompe e viene immessa al bisogno in rete», continua Tirello. Il capannone delle pompe però è deserto, e non perché gli operai sono in pausa pranzo.
L’uso dell’Ai
«Serve almeno un essere umano per la manutenzione predittiva applicata alla diagnostica delle macchine, al controllo qualità», rasserenano i referenti di AcegasApsAmga. Sensori disseminati lungo l’intero serpentone e nelle stazioni delle singole centrali consentono ai tecnici di prevedere rotture e anomalie, e così di intervenire risparmiando danni e costi.
Il principio è quello del gemello digitale, riproposizione virtuale di tutta l’infrastruttura. «Lo nutriamo con input sulla base di dati costantemente raccolti», raccontano. A tal proposito, parte da Padova un tipo di analisi delle vibrazioni all’avanguardia che verrà presto condiviso con il centro Heratech di Forlì.
Rimanendo in tema di previsioni, eccone due, entrambe positive: «La neve in montagna è il primo segnale che la prossima sarà un’estate non arida – anticipano i tecnici – E in città sono in arrivo due nuove casette dell’acqua da cui i cittadini potranno riempire i loro contenitori, anche con la frizzante»
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