Escalation di illegalità nei bar padovani: sospese 28 licenze nel 2024

Il punto del questore Marco Odorisio. Spesso i provvedimenti arrivano dopo disordini dovuti a stati di ubriachezza: «Una norma che vuole tutelare e preservare l’ordine pubblico e la sicurezza»

Alice Ferretti
Il questore Marco Odorisio (foto Bianchi)
Il questore Marco Odorisio (foto Bianchi)

Se nel 2023 i provvedimenti di sospensione della licenza di somministrazione di alimenti e bevande ai titolari di esercizi pubblici erano stati 11 tra Padova e provincia, nel 2024 sono più che raddoppiati arrivando a ben 28.

A questi si aggiunge il primo del 2025, disposto lunedì dal questore Marco Odorisio nei confronti di un bar di Maserà.

Il provvedimento di sospensione

«L’applicazione della sospensione per un determinato tempo, ai sensi dell’articolo 100 del Tulps, è un provvedimento di tipo cautelare, quindi preventivo, che consente al questore di applicare la sospensione quando il locale è luogo abituale di ritrovo di persone con precedenti o quando nell’esercizio sono avvenuti gravi disordini oppure quando ci sono criticità di ordine pubblico», spiega il questore Marco Odorisio.

«Basta che ne venga accertata una di queste irregolarità che il questore può applicare la sospensione. E in caso di recidiva, sempre il questore, può proporre al perfetto la definitiva revoca della licenza».

Un provvedimento quello della sospensione che non riguarda il titolare ma il pubblico esercizio in quanto tale. «La norma in questo modo vuole tutelare e preservare l’ordine pubblico. Il titolare dopo la sospensione ha l’opportunità di riaprire sotto una nuova luce».

Disordini e ubriachezza

Uno dei fattori che spesso è causa scatenante di risse e problemi di sicurezza che portano poi il questore a prendere provvedimenti nei confronti di un determinato esercizio pubblico è lo stato di alterazione dovuto all’abuso di bevande alcoliche. Com’è successo nel bar di Maserà, chiuso per 30 giorni, dopo che tre ubriachi hanno importunato delle ragazze.

«Innanzitutto sottolineo che è reato somministrare da bere a persone già ubriache», dice il questore. «Certo, spesso queste persone girano diversi bar prendendo da bere qualcosa in ciascuno. È chiaro che quando arrivano al terzo locale sono già alterate», continua Odorisio. «Per alcune risse, che accadono nei locali ma anche per strada, purtroppo un comune denominatore è proprio un acquisito stato di alterazione psicofisica dovuta all’alcol. In questi casi basta un nonnulla per passare alle vie di fatto, e quindi ci si sfida alla cinta, si lanciano sedie, si passa alle mani e alla violenza».

Il provvedimento di sospensione della licenza, che non riguarda solo i bar ma tutti gli esercizi pubblici, quindi anche sale da ballo, discoteche, eccetera, vuole scongiurare proprio questo.

«Il fine è evitare che un pubblico esercizio diventi un luogo pericoloso per l’incolumità delle persone».

«La rissa è un reato»

Una cosa importante da sottolineare è che spesso alla rissa non viene dato il giusto peso. Quella che infatti può sembrare una semplice “scazzottata” in realtà è un reato.

«La rissa semplice è un reato vero e proprio, articolo 588 del Codice penale, per cui scatta la denuncia», dice il questore. «Diventa rissa aggravata, reato di cui è previsto l’arresto e la reclusione da 6 mesi a 6 anni se ci sono lesioni».

Ed è un reato anche l’ubriachezza molesta, il 688 del Codice penale. «L’ubriachezza molesta ha rilevanza non solo dal punto di vista della socialità ma ha anche rilevanza penale ed è punita con una sanzione amministrativa fino a 300 euro».

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