Casapound in piazza, il Pedro in assemblea: a Padova evitato il contatto

I due attori della violenza scoppiata in Prato una settimana prima sono diventati nuovamente protagonisti della città, questa volta con le dinamiche e i canali della democrazia

Edoardo Fioretto
Il banchetto di Casapound in Prato della Valle a Padova
Il banchetto di Casapound in Prato della Valle a Padova

Due manifestazioni agli antipodi dell’ideologia politica. Il banchetto di CasaPound ha reclamato la propria postazione in Prato della Valle per il secondo sabato di fila.

Mentre nel pomeriggio un incontro della “Rete no ddl sicurezza” ha animato la sala polivalente Diego Valeri: assemblea coordinata dal cso Pedro.

I due attori della violenza scoppiata in Prato una settimana prima sono diventati nuovamente protagonisti della città, questa volta con le dinamiche e i canali della democrazia.

 

Il Banchetto in Prato
«Non arretriamo, la violenza non ci intimorisce», afferma un militante del movimento di estrema destra in Prato, mentre distribuisce volantini.

Tutto accade sotto lo sguardo indifferente della maggior parte degli ambulanti della piazza. «Finché stanno tutti tranquilli e non scoppia di nuovo il finimondo, per me sta bene che se ne stiano qui», dice un anziano commerciante che vende ceste di vimini. Simile il tenore dei commenti dei vicini.

D’altronde il volantinaggio dei neofascisti prosegue senza creare particolari tensioni. Intorno alle 12 un ragazzo passa in bici davanti al banco e grida: «Antifascista sempre».

Padova, CasaPound torna in Prato della Valle dopo l'aggressione

Qualcuno al banchetto borbotta.

«Sono passato anch’io per dimostrare la mia solidarietà ai ragazzi feriti», racconta Maurizio Saia, ex assessore della giunta Bitonci.

«Penso che quei giovani di CasaPound siano stati maltrattati in termini di giustizia», aggiunge, «perché gli attivisti del Pedro se la sono cavata quasi impuniti. Con questa violenza sembra di essere tornati indietro nel tempo, con le camionette della polizia a proteggere i banchetti», riflette poi Saia.

Un riferimento agli Anni di piombo. A rendere una sensazione di sicurezza alla manifestazione ci pensano due cellulari del Reparto Mobile e una decina di agenti della Digos in borghese.

Militanti del Pedro assaltano il banchetto di Casapound in Prato della Valle
Incontro alla sede di Casapound Padova

Presente anche Carlo Cardona, referente regionale di CasaPound. «La raccolta firme sta andando bene, anche grazie al clima politico attuale.

Quello che sta succedendo in Germania, con l’aumento di consensi dell’Afd (partito di estrema destra, ndr), è il segno che nel mondo qualcosa sta cambiando», sottolinea.

Di sottofondo un chitarrista di strada intona alcune canzoni country americane. Gli viene offerto un volantino sulla “reimigrazione” ma lo rifiuta. «Come insegna Bob Marley, in questo mondo siamo tutti uguali», dice.

 

 

Riflessioni sulla sicurezza

Nel primo pomeriggio nella sala Valeri va inscena il secondo atto della giornata, con l’evento coordinato dal Pedro. «Sono venuta per dimostrare che questo tema dovrebbe riunire la sinistra, piuttosto che dividerla», dice Etta Andreella, consigliera comunale del Pd. Sull’aggressione del sabato precedente non ha dubbi: «La violenza non è mai la risposta, la nostra società ha coltivato strumenti democratici per discutere a parole le questioni. Ci troviamo comunque in periodo difficile, dove le ideologie di estrema destra sono sempre più sdoganate».

L’iniziativa è riuscita a raccogliere presenze trasversali dalla galassia della sinistra padovana. Tra il pubblico il medico ed ex candidato sindaco Salim El Maoued, Aurora d’Agostino dei Giuristi democratici, la consigliera civica Chiara Gallani. «È pericoloso che venga concesso uno spazio a CasaPound per la campagna “reimigrazione”, iniziativa razzista che incita all’odio», sostiene Christian Agbor, referente della comunità stranieri.

Tema centrale del pomeriggio è il disegno di legge 1660, ribattezzato “ddl sicurezza”. «È uno strumento normativo che limita le battaglie sindacali, perché introduce il reato di blocco stradale che impedisce i picchetti», sostiene Giuseppe Romano, dei Giuristi democratici.

«Il “ddl sicurezza” demonizza le proteste, come a dire che sia sbagliato reclamare i propri diritti», le parole di Valeria Verdolini, di Amnesty international. «Al governo misure che stigmatizzano anche le malattie mentali, che vengono inquadrate come “pericolose” dalle norme», spiega infine il sociologo Luca Negrongo. È seguita una tavola rotonda sul tema delle zone rosse. 

 

 

A Padova l'assemblea dei centri sociali contro il ddl sicurezza

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