Padova, controlli negli hotel e nelle sale slot: raffica di sanzioni
Il Questore della provincia, Marco Odorisio, ha dato il via a una serie di controlli sulle strutture ricettive e nelle sale slot di Padova, in vista dell'anno giubilare e dell'aumento dei turisti

La mattina del 19 febbraio 2025, la Polizia di Stato di Padova ha intensificato i controlli sulle strutture alberghiere, in collaborazione con la Polizia Locale.
L'obiettivo era verificare il rispetto delle norme del TULPS in tema di identificazione degli ospiti.
In due strutture situate in via Jappelli sono state riscontrate diverse irregolarità: al posto del tradizionale riconoscimento fisico, gli ospiti inviavano online i documenti per poi ricevere un link che permetteva l'apertura domotica delle stanze. Inoltre, per alcuni ospiti non venivano trasmessi alla Questura i dati entro i tempi previsti. I gestori sono stati pertanto deferiti all'Autorità Giudiziaria.
Parallelamente, lunedì 17 febbraio, la Squadra Amministrativa ha ispezionato due sale slot a Piove di Sacco. In una sala di via Borgo Botteghe è emerso che 26 apparecchi da gioco erano stati lasciati accesi tra le 18 e le 20, contrariamente a quanto stabilito dalla legge, con una conseguente di 500 euro di sanzione.
Inoltre, la porta della zona fumatori era aperta, permettendo al fumo di diffondersi in tutto il locale e comportando una sanzione di € 660.
L'organizzazione interna del locale, che prevedeva il posizionamento degli apparecchi all'interno della zona fumatori, ha impedito ai non fumatori di accedere al gioco, portando al deferimento della gestore, una cittadina cinese di 35 anni.
In un'altra sala slot, situata in via Valerio, l'ispezione ha evidenziato una violazione simile: la porta della zona fumatori era lasciata aperta, causando la diffusione del fumo, con la stessa sanzione di € 660.
Inoltre, la porta d'ingresso alla sala era chiusa all'arrivo degli operatori, costringendoli a suonare il campanello e attendere l'intervento del gestore, una cittadina cinese di 36 anni, che sbloccava l'accesso tramite comando a distanza.
Questa prassi ha violato i canoni di sorvegliabilità e ha portato al suo deferimento all'Autorità Giudiziaria.
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