Padova e il Veneto coperti dal cemento: la difesa del suolo inizia nello spazio

PADOVA. Ci sono due modi per difendere un tesoro: passare frequentemente a controllare che sia al suo posto oppure mettergli un guardiano accanto, 24 ore al giorno. Per il Veneto - e per Padova soprattutto - il tesoro più prezioso è il suolo scampato alla cementificazione.
Ecco perché diventa una buonissima notizia la ricerca scientifica condotta in collaborazione tra il Master GiScience del dipartimento Icea dell’Università di Padova e la Regione, area Infrastrutture e lavori pubblici, direzione pianificazione territoriale: un lavoro che ha permesso di mettere a punto una metodologia automatica per mappare e monitorare, praticamente in tempo reale, il territorio veneto, utilizzando i sensori radar (Sar) del satellite Sentinel-1, lanciato in orbita dall’Agenzia Spaziale Europea nel 2014.
Una piccola rivoluzione
Oggi la mappatura del consumo di suolo del Veneto è fatta dalla Regione ogni tre anni, utilizzando fotografie aeree. «È un sistema che costa diversi milioni di euro», ammette Umberto Trivelloni, dell’U.O. Pianificazione territoriale della Regione, «e che non rileva tempestivamente quello che succede là dove nuove aree urbanizzate spuntano rapidamente». Con i satelliti, il monitoraggio è continuo e preciso. Quelli del programma Copernicus, cioè i Sentinel 1A e 1B, sono a disposizione gratis. Altri, più precisi, come i francesi Pleiades possono mappare il Veneto a un costo di 20 mila euro circa.
La ricerca
Un mese fa la rivista International Journal of Geo-Information ha pubblicato lo studio intitolato “Mappatura e monitoraggio dell’ambiente urbano attraverso l’uso del satellite Sentinel-1 Sar: caso studio della Regione del Veneto”. L’articolo racconta il lavoro fatto da Andrea Semenzato di Engineering Ingegneria Informatica seguendo una metodologia sviluppata con gli approcci della Scienza dell’Informazione Geografica.
«Abbiamo sfruttato i satelliti a disposizione che acquisiscono, una volta alla settimana, immagini di tutto il mondo. Sfruttando una tecnologia radar e non sensori ottici, non c’è il problema della nuvolosità: i satelliti funzionano come i sonar delle navi, inviano un segnale e ne catturano l’eco. Così si individua distintamente l’impronta urbana sul territorio. Si rielaborano i dati e si ottengono mappe molto precise - con scostamenti dell’1-2% rispetto alle carte copertura della Regione - del consumo di suolo.
Le mappe raccontano
Quello che emerge, fa capire una volta di più quanto sia prezioso il suolo che ci resta e perché merita di essere sorvegliato attentamente. Il 12,2% della nostra regione è urbanizzato, mentre la media italiana è del 7,6%. E la provincia di Padova se la passa anche peggio, con il 19% della terra consumata. Padova città, poi, da anni si fa notare ai primi posti della classifica nazionale per le città più cementificate, avendo asfaltato, costruito, cementificato praticamente il 50% del suolo disponibile.
«La situazione è nota, anche grazie ai rapporti Ispra», chiarisce Massimo De Marchi, direttore del Master GiScience. «Ma anche i dati vanno interpretati, perché bisogna tener conto del rapporto fra abitanti e suolo consumato e del peso dell’industrializzazione». E questo non cambia comunque lo scenario, che però - come ammette anche Trivelloni - «è figlia di scelte discutibili fatte in passato».
La Regione cosa fa
Proprio una settimana fa, con l’approvazione del Piano territoriale di coordinamento, la Regione ha accelerato sul “monitoraggio e la sicurezza del territorio, la rigenerazione urbana e il contrasto al cambiamento climatico”. Ma altri passi erano stati fatti, nell’ottica di un maggior controllo del territorio, con la Legge 14 del 2019 per la rigenerazione urbana e, ancora di più, con la Legge 14 del 2017, quella che mette un limite al consumo di suolo, nell’ottica di azzerarlo entro il 2015. «Il contributo dell’informazione geografica certificata in questo senso è preziosa», aggiunge Trivelloni, «e arricchisce la già vastissima disponibilità di dati a nostra disposizione, 100 mila foto aeree, che si trovano nel Geoportale dati della Regione».
E ora ci sono anche le immagini satellitari, che - più con i francesci Pleiades che con Copernicus - garantiscono una definizio dell’immagine sorprendente. E utilissima per verificare stravolgimenti del territorio. Qualche esempio di immagini scattate su Venezia, con le decorazioni dei marmi visibili nitidamente, fa capire quanto possano essere precise le rilevazioni satellitari. E quanto potrebbe essere facile, a questo punto, scoprire usi e abusi, più o meno leciti, del suolo rimasto.
E i comuni?
Questa immensa mole di dati è, prima di tutto, a disposizione dei Comuni, che possono pianificare e sorvegliare conoscendo la situazione in modo preciso. Ma Trivellato fa capire che non sempre i Comuni approfittano dell’opportunità. «E allora quello che importa è che comunque ci siano basi informative trasparenti». Come dire che se non saranno i Comuni a controllare, ci saranno altri a farlo anche per loro. E che ormai, con il pieno accesso alle immagini, anche chi sorveglia avrà vita più facile. —
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