Padova e la statua di donna in Prato. La ministra Bonetti: «Largo alle donne»

La titolare delle Pari Opportunità, interviene nel dibattito sul monumento al femminile in Prato della Valle
Elvira Scigliano
L'elaborazione grafica di come potrebbe essere la statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, in Prato della Valle, prima donna laureata al mondo, fra 78 statue tutte di uomini e la ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti
L'elaborazione grafica di come potrebbe essere la statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, in Prato della Valle, prima donna laureata al mondo, fra 78 statue tutte di uomini e la ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti

PADOVA«Credo che la città di Padova debba ricordare le donne protagoniste della sua storia. La vostra è una città straordinaria che proprio quest’anno sta celebrando gli ottocento anni dell’Università, dunque di conoscenza e progresso; una statua che renda memoria ad una donna è una bella sfida contemporanea».

La ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti, in città per il comizio di Carlo Calenda, dice sì a realizzare una statua di donna e riapre il dibattito acceso un anno fa per inserire un monumento femminile tra le statue tutte maschili di Prato della Valle.

E se la statua fosse quella della prima laureata al mondo, la filosofa Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la ministra ne sarebbe entusiasta: «È una responsabilità di tutti interpretare la memoria della prima donna laureata – aggiunge – non solo perché ha messo al centro la conoscenza ed è un fatto importante, ma anche perché è stata una apripista per tutte le donne che ieri e oggi investono nelle proprie capacità, contribuendo alla crescita del nostro Paese».

«Lo dico da donna, da professoressa e da rappresentante delle istituzioni: dobbiamo rendere conto della memoria delle donne che ci hanno preceduto. L’obiettivo è quello di assicurare pari dignità al maschile e al femminile: la politica deve avere questo dovere. Da ministra mi sono spesa per la parità di genere, gettando le basi per accorciare ed eliminare il divario e la discriminazione tra i generi».

«Abbiamo compiuto molti passi: sul lavoro, soprattutto sulla parità salariare, ma anche sul concetto di leadership al femminile. La stessa battaglia – giudicata simbolica – sul cognome materno, in realtà voleva essere una dimostrazione che il maschile a priori non deve prevalere».

Sul “dove” collocare la statua la ministra è meno diretta: «Prato della Valle potrebbe essere un’ottima scelta, ma non compete certo a me indicare un luogo nella vostra città».

Infine la ministra Bonetti si rivolge alle donne, alle studentesse soprattutto: «Osate», sottolinea, «osate sogni grandi e mettetevi in campo. Alle giovani donne, soprattutto alle studentesse, ma a tutte, dico che non c’è un momento per avere paura di sbagliare perché noi, il Paese, abbiamo bisogno della loro energia e del loro coraggio. Non bisogna battersi “solo” per la libertà individuale, ma tutte abbiamo anche il dovere di batterci per la libertà collettiva di una comunità».

«Questo vale in ogni campo: la scienza, la conoscenza, la società intera. Lo dico alle ragazze certo, ma lo dico anche ai ragazzi perché il progresso parte da noi e un mondo più giusto e democratico è una responsabilità di tutte e tutti».

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