Padova, furto nello storico negozio in via del Santo: rubata la vetrina dei francobolli

Andrea Redivo Zaglia ha affisso un cartello dov'era la vecchia vetrina dello Studio Filatelico, che pure ha solo un valore affettivo: "E' stata rubata da uno dei tanti ignobili criminali che pullulano e regnano impuniti e impunibili nella nostra città grazie all'indifferenza generale delle autorità". IL degrado provocato dal popolo dello spritz del mercoledì sera
L'avviso affisso dai titolari dello Studio Filatelico al posto della vetrina rubata
L'avviso affisso dai titolari dello Studio Filatelico al posto della vetrina rubata
PADOVA. «Dopo quasi 60 anni questa vetrina è stata rubata in data 13 luglio da uno dei tanti ignobili criminali che pullulano e regnano impuniti e impunibili nella nostra città grazie all'indifferenza generale delle autorità». Andrea Redivo Zaglia, 44 anni, fratello di Lyda, la titolare dello Studio Filatelico di via del Santo 45, è un fiume in piena. Mercoledì scorso è stata rubata la bacheca-vetrina dello storico negozio. Ed è solo l'ultimo episodio di una lunga serie.


Quello che descrive Andrea Redivo Zaglia è il famigerato degrado, quello che già da tempo ha invaso la stazione ferroviaria, quello che spesso fa capolino nelle piazze del centro e, a quanto pare, ora anche in via del Santo.


L'avviso.
Il cartello, a metà tra l'avviso e la protesta, è stato affisso proprio davanti al negozio. «Chiunque avesse visto qualcosa o possa dare informazioni utili a ritrovarla o ad individuare i ladri che l'hanno rubata è pregato di telefonare al 349/4520481. Offresi ricompensa». «Era una vetrinetta rimovibile di 80 centimetri per 50, che veniva utilizzare per esporre alcuni francobolli - racconta Redivo Zaglia - Solitamente la portavamo dentro ogni sera prima della chiusura ma mercoledì scorso ho tardato qualche ora. E ovviamente, nella serata dedicata agli spritz in piazza, la vetrina è sparita. Ce l'hanno rubata, nonostante i francobolli contenuti all'interno abbiano un valore totale che non supera i 15 euro. Non era neppure un oggetto pregiato. Ci eravamo semplicemente legati dal punto di vista affettivo, ma ce l'hanno portata via. È un'indecenza. È una situazione insopportabile. Non è possibile tollerare episodi come questo».


La denuncia.
La sera stessa Andrea Redivo Zaglia ha ispezionato tutta la zona, cassonetti compresi. Il giorno successivo invece la sorella Lyda è stata in Questura a sporgere denuncia. Poi l'idea di raccontare pubblicamente tramite l'affissione ciò che è successo. «Questo negozio è gestito dal 1951 dalla mia famiglia e non è mai successo nulla. È servito l'arrivo della gentaglia che popola le piazze il mercoledì sera per creare il precedente».


Degrado.
Il quarantaquattrenne è anche vicepresidente del comitato di via del Santo. «Io vivo qua e ne succedono di tutti i colori - racconta - pur abitando in centro, nel cuore della città, puoi chiedere quanti aiuti vuoi ma non ti risponde più nessuno. Il mercoledì sera a Padova succede di tutto. Vedo gente fare le scritte sui muri, o fare pipì direttamente in strada. Chiami le istituzioni, segnali e alla fine non viene nessuno. La sera del furto davanti al bar Alexander c'erano alcuni ragazzi che facevano i loro bisogni in strada e va sottolineato che all'interno il bagno c'è. Questo è il senso del degrado. Questo è il concetto di invivibilità che assale molti di noi cittadini padovani». Messaggio forte e chiaro, sia per la vetrina che per la lamentala generale.

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