Padova, Giordani nuovo sindaco: "Alla fine i buoni vincono sempre"

PADOVA. «È come nei film, alla fine i buoni vincono sempre».
Sergio Giordani ci ha sempre creduto, come ogni buon sportivo. Solo una volta ha distolto lo sguardo dal traguardo.
Quella notte del 4 maggio in cui un ictus lo colpì mentre era impegnato in una iniziativa elettorale a Voltabarozzo. Un ricordo tragico che è ben lontano nella notte di San Vigilio, sette mesi dopo quell’altra notte, a San Martino in cui Massimo Bitonci ha perso la guida della città, interrompendo il suo mandato da sindaco per la sfiducia di 17 consiglieri.
Oggi è solo il coro “Sergio, Sergio, Sergio”. E ancora “Padova libera”, fino ad un “Bella ciao” cantato all’1 di notte nel cortile di Palazzo Moroni. A valere sono quei 3. 400 voti di vantaggio con cui ha vinto il ballottaggio, raccogliendo in totale 47. 888 preferenze, circa tre mila voti in meno rispetto alla somma potenziale dei voti al primo turno di Giordani e Lorenzoni.
«Sono più felice oggi che quando il Padova fu promosso in serie A – racconta il primo cittadino nelle sue prime dichiarazioni – Qui era in ballo il futuro della città». Dopo pochi minuti dalla certezza della vittoria il deputato dem Alessandro Zan gli passa al telefono il segretario del Pd Matteo Renzi: «Sergio, sei un modello da clonare per il centrosinistra nazionale. Una vittoria da incorniciare». E in effetti da Padova nasce un nuovo centrosinistra, con un forte innesto civico: l’unico che riesce a vincere nel Paese.
«Non pensavo a questo entusiasmo. È stata una bella battaglia, non facile, con qualche incredibile. Dedico questa vittoria alla mia famiglia e al mio staff – sono le prime parole di Giordani – Nelle notti scorse, quando mi svegliavo presto, attorno alle 4. 30 sognavo già di essere sindaco e mi chiedevo cosa dovevo fare. Ora sono felice, anche perché l’affluenza è stata molto alta. Vuol dire che i padovani avevano veramente voglia di cambiare. E io sarò veramente il “sindaco di tutti” e lo sarò con i fatti e non con le parole».
Sergio Giordani e Arturo Lorenzoni hanno aspettato i risultati in due posti diversi. Il primo al punto elettorale in piazza dei Frutti, mentre il professore “arancione” (vicesindaco in pectore) era nella sua sede di Corso del Popolo, da cui è partito un corteo improvvisato verso il centro città. L’incontro in via Oberdan, sotto Palazzo Moroni. «Gran parte del merito è anche di Arturo», ha subito ammesso Giordani. «La nostra proposta costruttiva ha vinto. È un segno di speranza: questa città può tornare a costruire, dialogare e andare avanti – le prime parole di Lorenzoni – Basta propaganda sulla paura dei cittadini. Questa città ha delle risorse grandi che dobbiamo tirare fuori. Dobbiamo tirare tutto il bello che c’è in questa città e questa festa è solo l’inizio».

Poco dopo arriva anche il presidente della Camera di commercio Fernando Zilio, tra i primi a complimentarsi con Giordani, che entrato a Palazzo Moroni ha subito salutati gli agenti della polizia locale che lo attendevano in guardiola e subito dopo ha incontrato il commissario Paolo De Biagi. Un primo dialogo in attesa del passaggio di consegne ufficiale nei prossimi giorni.
Le priorità del suo mandato appena iniziato? Per Giordani sono tutte: «Priorità è la sicurezza, priorità è il sociale, priorità è l’ambiente. E tutto quello che può migliorare Padova. Ragionerò presto sulla squadra che mi accompagnerà in questa avventura, che per il momento ha un solo pilone: Arturo Lorenzoni è il mio vicesindaco. A Coalizione civica spetterà una quota di assessori in base ai voti che hanno preso, cioè praticamente pari. Sono stati bravi, ci siamo aiutati in maniera reciproca».
E anche nella notte della vittoria fanno male le “etichette” arrivate durante le ultime settimane di campagna elettorale, quelle più avvelenate: «Continuano a dire che siamo di sinistra – commenta – Siamo due civici che hanno voluto rappresentare la voglia di cambiamento di questa città».
La parola d’ordine del suo mandato sarà «fare squadra», una frase che ha usato fin dalla sua prima conferenza stampa per la “discesa in campo”: «Da sportivo mi circonderò di persone che ne sanno più di me. Qui deve vincere Padova, non io – sottolinea ancora mentre il suo “popolo” lo acclama in piazza – Bisogna lavorare con serenità e tranquillità. Io non ho mai litigato con nessuno e non ho nessuna intenzione di farlo nei prossimi cinque anni».
Che ci fosse aria di festa al Punto Giordani era chiaro fin dalle prime ore della serata. L’affluenza così alta faceva ben sperare. Poi i primi dati dai seggi con il rischio di un testa a testa. Nella “war room” che raccoglie i risultati direttamente dai seggi si chiudono i due segretari del Pd Massimo Bettin e Antonio Bressa, assieme al deputato dem Alessandro Naccarato e alla sottosegretario Barbara Degani. Raccolgono i dati provenienti dalle sezioni direttamente dai rappresentanti di lista e elaborano una proiezione. Il clima è teso e si scioglie solo qualche minuto prima della mezzanotte: il vantaggio è risicato, qualche migliaio di voti, ma sembra “tenere” praticamente in tutta la città. Fuori, nel punto elettorale gremito di sostenitori, la tensione è palpabile. Si seguono i primi exit poll di Mentana e poi ci si risintonizza sulla pagina dei risultati di Padovanet. E scatta un applauso ad ogni aggiornamento.
Sergio Giordani intanto attende i risultati per strada: «Ho camminato con il mio dottore Stefano Bellon per le strade del centro – racconta subito dopo – E questa città è davvero bellissima. La amo».
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