Gli incidenti stradali a Padova costano più di 76 milioni: in città 10 vittime e 985 feriti

Lo scorso anno stesso numero di morti del 2023, un bilancio sempre pesante. L’Istat consente di calcolare anche il peso economico degli scontri per i cittadini. Ragona, assessore alla Mobilità: «Avanti con le zone 30»

Claudio Malfitano

Più di 76 milioni di euro solo nella città di Padova.

È il costo sociale degli incidenti, che nel 2024 hanno lasciato sulle strade ben 10 vittime e 985 feriti.

Il costo umano è incomparabilmente maggiore con il suo carico di dolore, famiglie distrutte, affetti spezzati e lacrime, sempre troppe lacrime.

Ma l’Istat ha elaborato un indice per calcolare anche il danno economico che gli incidenti sulle strade provocano alla società, analizzato una varietà di fattori. E per Padova il risultato nel 2024 è un costo sociale di ben 76.639.304 euro.

Un danno per la società

Ogni incidente stradale, infatti, non rappresenta un danno – più o meno grave – per i singoli protagonisti, ma anche un costo cumulativo per lo Stato e quindi per tutti i cittadini.

Per questo è stato creato un metodo per calcolare il danno economico che la società sostiene in maniera indiretta a causa degli incidenti. Il governo italiano, come quello di ogni altro Paese europeo, ha l’obbligo di calcolare ogni anno questo costo sociale, come previsto dalla direttiva europea 96 del 2008, poi aggiornata nel 2019.

I parametri sono stati aggiornati nel 2023 con il Ministero che ha individuato il costo sociale medio per ogni incidente mortale, per ogni ferito e ogni scontro che provoca dei danni. Sono diversi i fattori che vengono considerati in questo calcolo: il costo umano, il danno morale (emotivo e psicologico), il danno biologico, i danni materiali, i costi sanitari, i costi amministrativi e anche la perdita di capacità produttiva che si riflette sulla società per la morte o il ferimento di qualcuno.

I calcoli più aggiornati (che risalgono al 2023) hanno fissato come valore di ogni persona morta 1.812.989 euro, mentre ogni ferito pesa per 45.210 euro e ogni incidente in sé costa in media 12.394 euro.

I dati del 2024 in città

A Padova nel 2024 sono stati 1.134 gli incidenti rilevati dalla polizia locale, con 10 vittime e 985 feriti. Numeri che portano quindi a un costo sociale totale che supera i 76 milioni di euro. Lo scorso anno il bilancio è stato sostanzialmente uguale a quello dell’anno precedente: nel 2023 c’erano stati sempre 10 morti e 980 feriti.

Rispetto agli anni precedenti però si nota un peggioramento, quanto meno nel numero di vittime: erano state 11 nel 2022, ma 9 nel 2021, 8 nel 2020 (anno del lockdown per la pandemia) e però 8 anche nel 2019 e 6 ciascuno per il 2019 e il 2018.

L’annus horribilis in realtà è stato il 2007 quando furono ben 20 le persone che persero la vita nelle strade della città. C’è da dire che rispetto agli anni precedenti il numero di incidenti totale sembra essere costantemente in calo, sia perché è sempre maggiore l’opera di sensibilizzazione degli automobilisti, che per le norme più stringenti che regolano la viabilità, che infine per la miglior tecnologia delle auto dotate di maggiori comfort e dispositivi di sicurezza.

Colpiti bici, pedoni e monopattini

Nel 2024 sono state protagoniste di incidenti stradali ben 1.421 automobili, ma al secondo posto tra i mezzi coinvolti ci sono le biciclette, ben 316. Un numero che è abbastanza costante, con una tendenza a una lieve diminuzione. Lo scorso anno sono stati coinvolti in incidenti anche 112 pedoni, di certo gli utenti più deboli della strada.

E cresce anche il numero di monopattini protagonisti di scontri: sono stati 93 nel 2024, mentre erano 81 nel 2023 e 53 nel 2022. Non per nulla il nuovo codice della strada ha imposto a tutti i conducenti di questo mezzo di indossare il caschetto, così come verrà imposto nei prossimi mesi che il mezzo abbia una targa e un certificato di assicurazione.

Giusto a titolo di curiosità, il quartiere con il maggior numero di incidenti nel 2024 è stato il 3 Est, cioè quello con la Stanga e la zona industriale, con 276 scontri. Poi altri 227 si sono registrati in centro e 175 all’Arcella.

La strage dei ragazzi

Due però sono stati gli incidenti che maggiormente hanno colpito l’opinione pubblica. Due scontri in cui hanno tragicamente persona la vita due giovanissimi.

Lo scorso 24 settembre, in via Cave davanti all’ingresso dell’istituto Scalcerle, il diciottenne Alessandro De Marchi ha perso la vita dopo che la sua moto si è scontrata con un’altra moto condotta da un coetaneo. E due giorni dopo, il 26 settembre, Sofia Gambato è stata investita e uccisa a 17 anni, mentre attraversava la strada per entrare a scuola.

L’assessore Ragona: «Avanti con le zone 30»

«Dieci morti all’anno in città per incidenti stradali è un dato inaccettabile. È un problema che ci riguarda tutti: è necessario abbassare la velocità nelle strade urbane». È netto l’assessore alla mobilità Andrea Ragona nel commentare i dati della polizia locale sugli incidenti rilevati nel 2024 e il relativo costo sociale che supera i 76 milioni di euro. Con una sola soluzione: ridurre la velocità media delle auto. «Non possiamo eliminare la fatalità, ma andare piano può renderla meno pericolosa. Una persona può avere un infarto mentre guida, ma le conseguenze sono diverse se va a 30 all’ora o a 60», spiega.

Assessore, si può davvero andare più piano in città? E come lo si spiega?

«Semplicemente bisogna far capire che la velocità è solo un problema e non dà alcun vantaggio temporale. In un’ottica costi-benefici è palese che non si arriva prima e i rischi che si prendono sono molto maggiori».

Dunque l’esperimento di Bologna città a 30 all’ora è replicabile?

«Noi stiamo adottando un criterio graduale, ma certo l’obiettivo è l’allargamento delle zone 30. Quello di Bolona è un dato interessante, anche se va misurato su un periodo più lungo di un anno. In Emilia sono stati molto duri con le sanzioni. Per noi la direzione è questa, senza arrivare per forza a multare così tanto».

Come procede la creazione di nuove zone 30 in città?

«Dopo il via libera della Regione, dovremo approvare il Pums (piano urbano della mobilità sostenibile, ndr) in consiglio comunale nelle prossime settimane. Nel 2025 avremo sicuramente nuove zone 30, a partire dalle aree scolastiche e da quelle più sensibili, cioè quelle vicine a parchi o a centri aggregativi di quartiere».

Nel lungo periodo lei cosa immagina? Come imposterebbe un lavoro da qui a dieci anni?

«Bisogna lavorare a un cambio culturale, ma credo sia un passaggio naturale. Sarà un po’ come quando gli automobilisti facevano fatica a mettere la cintura: si diceva che è scomodo, che non si può guidare in quel modo, poi però è diventato ovvio farlo. Allo stesso modo sarà per la riduzione della velocità in città».

Ci sono altri provvedimenti possibili a tutela della mobilità debole, cioè ciclisti e pedoni?

«Bisogna lavorare a una diversa condivisione dello spazio pubblico. Fare in modo che le ciclabili siano sempre meno necessarie. Le piste per le bici sono indispensabili nelle grandi direttrici, ma all’interno dei quartieri con le zone 30 si stabilisce invece una diversa modalità di fruizione della strada»

 

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