Padova, la chiesa Metodista offre un alloggio ai profughi

L’appartamento, in corso Milano, concesso a titolo gratuito a “Percorso Vita”. Ospita i sei migranti che hanno lasciato via Leoni dopo mesi di attacchi

PADOVA. «Open hearts, open minds, open doors» ovvero: cuori aperti, menti aperte, porte aperte. È il motto della chiesa Evangelica Metodista, la cui sede a Padova è in una palazzina (di proprietà) in corso Milano che ospita al piano terra il luogo di culto e sopra quattro appartamenti, uno dei quali destinato alle riunioni.

«Penso che il nostro motto stia molto adatto a ciò che stiamo facendo adesso a Padova. Questo misto tra cuore e cervello che si apre, deve alla fine anche fare aprire le porte»: a parlare è la pastora metodista di Padova, Ulrike Jourdan, 39 anni, tedesca. Vive a Vicenza, ha un sorriso che ti porta via, è sposata con un uomo pure lui pastore full time (a Vicenza e Bassano) ed è mamma di due piccolini. Lei, le porte le ha aperte concretamente e gratuitamente, e sono quelle di uno degli appartamenti sopra la chiesa rimasto sfitto causa decesso dell’anziana affittuaria. E le ha aperte a sei profughi, i sei ragazzi (due nigeriani, un gambiano, un senegalese e due dalla Guinea Bissau) che erano ospitati nell’appartamento in via Carlo Leoni dato sei mesi fa in comodato d’uso gratuito alla cooperativa Percorso Vita di don Luca Favarin da Patrizia Ferro. Successe il finimondo, con il sindaco Bitonci a lanciare strali in generale contro l’accoglienza dei migranti, peggio che peggio se in centro storico; a farsi immortalare con il dito puntato sul campanello dell’appartamento, come dire: ecco dove sono. La faccenda diventò un tormentone mediatico, Padova la capitale italiana della chiusura: di cuori, teste e porte per dirla alla metodista. La cooperativa di don Luca presa di mira, minacce anche nei confronti dei ragazzi di via Leoni, la signora Ferro sotto attacco.

Ora il centro di micro-accoglienza con i suoi sei ospiti (che hanno già cominciato a frequentare la scuola in un Cpt e stanno seguendo un corso per pizzaioli) si è trasferito nell’appartamento di 120 metri quadrati messo a disposizione dai metodisti, in corso Milano, caso ha voluto a due passi dal negozio d’ottica di Massimiliano Pellizzari, braccio destro del sindaco nella crociata no-profughi e promotore della fiaccolata contro l’accoglienza.

«Talvolta Dio ci mette davanti le cose», spiega la pastore Ulrike, «quest’estate la presidente del consiglio della chiesa ha letto dei problemi con i profughi in via Leoni e nel frattempo uno dei nostri appartamenti è rimasto vuoto. È stato tutto semplice, così come deve essere: noi abbiamo un alloggio, lo diamo a loro che ne hanno bisogno. Non è poi un grande impegno. È con questa semplicità che voglio vivere tutta la vicenda». La decisione sulla destinazione dell’appartamento è stata presa prima da tutto il consiglio della chiesa a Padova e poi dall’Opcemi (Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia) a Roma che ha dato il placet definitivo. «Io sto con i piedi per terra», continua Urrike, È una semplice ospitalità: e se capitasse a noi di dover fuggire da situazioni difficili? Non vorremmo trovare chi ci dà una mano? A noi non cambia tanto se cerchiamo di trattare queste persone come esseri umani: non è un discorso buonista, certo che in mezzo ai migranti ci saranno anche persone che cercano di sfruttare la situazione: ma trattiamo tutti da persone, creature di Dio. Il semplice buonsenso dovrebbe portarci a queste scelte: rifiutare e abbandonare i migranti vuol dire relegarli ai margini e creare emarginati». Non interessa alla pastora Ulrike commentare la politica e le esternazioni di Bitonci e della Lega in tema, invece ci tiene a sottolineare l’unica condizione che aveva messo per dare l’alloggio: la qualità dell’accoglienza. «So come lavora la cooperativa Percorso Vita ed è quello che volevamo. Che le persone siano accompagnate in un percorso, non lasciate a marcire chiuse in appartamento». Si è anche creato un posto di lavoro che ora è di Stefano, 25 anni, di Este, un ragazzo pieno di passione e molto motivato, membro della chiesa Metodista, che farà da coordinatore di comunità. E’ il quinto assunto dalla cooperativa, retribuzione sui mille euro al mese. «Razionali e pragmatici, i metodisti. La loro prima preoccupazione era il tipo di accoglienza», spiega Stefano Ferro, volontario di Percorso Vita «e noi usiamo tutte le risorse per offrire loro istruzione, formazione, attività».

È spiccata e sostanziale la vocazione sociale della chiesa Valdese Metodista (hanno il sinodo assieme ma diverse tradizioni) e l’8 per mille, ci tiene a spiegare la pastora, viene solo ed esclusivamente destinato ad attività sociali e culturali, mai al sostentamento della chiesa stessa.

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