Padova, liceo Nievo esaurito: «È un effetto della pandemia, tutti vogliono fare i medici»

PADOVA. «Con grande rammarico il Nievo non ha potuto accogliere le richieste di tutti gli studenti che avrebbero voluto frequentare questa scuola. Tanti altri licei in città hanno questo problema e personalmente sono davvero molto dispiaciuto perché come prima cosa tengo al benessere dei ragazzi». Maurizio Sartori, dirigente scolastico del liceo scientifico Nievo è sinceramente amareggiato per quello che sta succedendo nella sua scuola come in tante altre: «Una cosa del genere non era mai successa. Credo che l’assalto ai licei sia legato anche al fatto che non sia stato possibile fare l’orientamento. Molti ragazzi hanno scelto una scuola che offre più possibilità di sbocco come il liceo scientifico».
Ma non solo. La pandemia, sostiene chi fa parte dell’ambiente, avrebbe spinto molti giovani a coltivare il sogno di fare il medico, visto come un eroe e che di fatto non resta mai senza lavoro: «Se da un lato tutte queste iscrizioni ci fanno chiaramente piacere, dall’altro ci lascia l’amaro in bocca non poter soddisfare tutte le richieste. In questo momento abbiamo 91 iscritti che non abbiamo potuto accogliere poiché non abbiamo disponibilità».
Il preside ha già organizzato le classi: «Sono otto classi da 28 alunni. In altri tempi avremmo potuto anche aumentare i numeri ma con le esigenze di distanziamento alcune aule non si possono utilizzare perché sono troppo piccole. Abbiamo dovuto perfino occupare l’aula Magna e smantellare un laboratorio».
A denunciare il problema degli spazi a fronte del gran numero di iscrizioni c’è anche Miriam Agostini, coordinatrice di Fopags, forum padovano delle associazioni dei genitori, che proprio in questi giorni preparerà una nota da mandare a Provincia, Regione e ministero dell’Istruzione per risolvere il problema degli esuberi: «Il problema degli spazi, che già sussisteva, ora è emerso in modo significativo. Si dovevano sicuramente prendere dei provvedimenti prima, ora bisogna gestire l’emergenza e soprattutto organizzarsi per trovare spazi dove i ragazzi possano andare a scuola». La richiesta dei genitori è quella di reperire spazi utili al più presto: «Se vogliono gli spazi li trovano. Ad esempio le scuole paritarie hanno ampi spazi inutilizzati che potrebbero essere utilizzati nell’immediato in attesa di una futura riprogrammazione dell’edilizia scolastica. O, addirittura, metodo che notoriamente piace meno ma che in casi estremi potrebbe essere adottato, quello di creare aule all’interno di apposite tensostrutture».
La nota da inviare agli enti competenti sarà pronta a giorni, poi non resterà che aspettare una risposta: «Risolvere la situazione è nella loro disponibilità, ci aspettiamo ovviamente che lo facciano». —
A.F.
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