Padova, morì in montagna: un milione di euro di risarcimento per i familiari

PADOVA. Il 26 marzo del 2006 il corpo del padovano Paolo Di Lenna, all’epoca sessantaseienne, fu trovato senza vita in una trincea sul versante sud della Cima Iuribrutto, nel parco di Paneveggio. Stava facendo un’escursione con le ciaspole e, tradito dalla neve abbondante, precipitò per alcuni metri. Morì assiderato. Il corpo venne trovato 20 giorni dopo. Per quell’incidente la moglie e i figli dell’escursionista hanno avviato una causa civile contro il parco di Paneveggio, chiedendo un risarcimento di un milione di euro, motivando la richiesta con la mancanza di cartelli che indicassero il pericolo. Ieri la Corte d’Appello di Trento ha condannato il Parco che ora dovrà provvedere al risarcimento.
L’iter giudiziario
I familiari persero la causa sia in primo che in secondo grado, con la motivazione che non era possibile per l’ente parco custodire la vasta area di competenza, a maggior ragione al di fuori del sentiero segnalato, soprattutto nel periodo invernale. A marzo 2018 però la Cassazione cancellò le precedenti sentenze, rinviando il processo alla Corte d’appello di Trento, sottolineando come le precedenti decisioni dei giudici avessero tenuto conto solo della vastità dell’area custodita dall’ente parco senza considerare le circostanze. I giudici della Corte di Cassazione evidenziarono, in particolare, che in primo grado e in appello non era stata considerata la vicinanza del sentiero al sito della Grande Guerra, presumibilmente facile meta per qualsiasi escursionista. Da qui la decisione di accogliere il ricorso dei familiari, assistiti dagli avvocati Cesare Janna e Andrea Manzi.
Le motivazioni
In base alle motivazioni depositate «il decesso fu una conseguenza diretta e immediata di doverose cautele a carico dell’ente gestore del Parco di Paneveggio Pale di San Martino e non è in alcun modo collegato a comportamenti definibili come imprudenti della vittima». La difesa sosteneva che il Parco, come ente gestore, non poteva controllare e rimuovere tutti i pericoli nell’area di competenza, «in quanto insiti nel rischio accettato di chi va in montagna».
Chi era
Funzionario della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in pensione ed esperto alpinista, Paolo Di Lena era socio della sezione Amici della Montagna del circolo ricreativo della Cariparo, e della sezione veterani del Cai di Padova. Abitava in via Rovigo 38 con la moglie Daniela. In quel periodo stava trascorrendo un periodo in vacanza a Cavalese, in Trentino. Venne tradito dalle montagne che amava e, alla luce della sentenza, dalla scarsezza di indicazioni imputabili all’ente Parco. —
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