Padova, nella palestra popolare si paga in base alle possibilità

PADOVA. Una ventina di nonne, con qualche nonno, fa ginnastica dolce. Tengono in forma il corpo, con buona pace degli anni che corrono senza chiedere permesso. La lezione è appena iniziata quando entra un gruppo di adolescenti. «Oggi non c’è lezione per voi. Forza, tutti fuori», li rimbrotta l’istruttore. «Per piacere», insistono i ragazzi, «non sappiamo dove andare. Facciamo solo una partita al biliardo. Promettiamo di non disturbare». Voilà. Alla palestra “occupata” di via Tirana si svolge un altro giorno d’impegno sociale per il rione Palestro. A raccontarlo è la signora Monica, residente nei palazzoni di proprietà dell’Inps. Una bella fetta di questa imponente proprietà dell’ente è vuota, soprattutto ex negozi.
Palestra popolare
Fra questi gli spazi riaperti dalla palestra popolare Chinatown, leggi Gramigna, lo scorso febbraio. Hanno forzato le serrande e sono entrati perché non sopportavano che spazi vuoti, ma con alcune utenze (come il riscaldamento) attive e costose, fossero completamente lasciati al nulla. L’hanno fatto consapevoli dei rischi penali che un’azione di forza come l’occupazione comporta. E non per questo hanno rinunciato a metterci la faccia.
Scommessa
In sei mesi uno spazio abbandonato ospita un forum con attrezzi e pesi, molti dei quali regalati proprio dai vicini, corsi di boxe, muay thai, judo e salsa. Ma soprattutto è frequentata da una sessantina di adulti e una quindicina di ragazzi. I senior pagano in base alle loro possibilità, non ci sono abbonamenti veri e propri e nessuno guadagna, tutto il ricavato delle sottoscrizioni volontarie viene reinvestito per la struttura. Mentre gli junior entrano gratis per regola, proprio in un quartiere dove gli spazi per i giovani sono centellinati.
Ballo e regole
«Un posto come questo fa dire a gran voce “finalmente”», scandiscono Erika e Michele, anche loro residenti nel quartiere e anche loro fruitori della palestra. «Veniamo a ballare», racconta Erika, «l’istruttrice è bravissima, il costo minore di qualsiasi scuola e l’ambiente decisamente unico». Però resta occupato. «Vogliamo metterci in regola», assicurano i ragazzi che gestiscono la palestra popolare, «abbiamo cercato di prendere contatto con l’Inps senza successo. Adesso stiamo dialogando con l’assessore allo sport, Diego Bonavina, che si è offerto di farci da tramite con l’ente di previdenza. Da settembre ci costituiremo associazione sportiva».
Contestazioni
Nel frattempo hanno organizzato qualche pranzo e qualche aperitivo. Timidamente si sono avvicinati numerosi vicini e anche i più diffidenti hanno simpatizzato con Chinatown. Resta uno zoccolo di irriducibili che di fronte all’occupazione non sente ragioni: è illegale, punto e basta. «Non so se sono persone che abitano qui», commentano i residenti amici, «ma se così fosse, ci piacerebbe che invece di puntare il dito contro la palestra, lo puntassero contro i 2 mila euro di spese all’anno che paghiamo, le quali, moltiplicate per gli 80 appartamenti vuoti, costano più di 150 mila euro e una percentuale siamo obbligati a pagarla noi; vorremmo che puntassero il dito sullo spopolamento commerciale e sulle realtà che, seguendo le regole, hanno provato a restituire vita a questi spazi ricevendo solo porte in faccia».
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