Padova, paga il ticket anche chi va al Pronto soccorso con codice verde ed esce con il bianco

Usl e Azienda ospedaliera applicano le linee guida della giunta Zaia: deve pagare la quota fissa di 25 euro anche chi si presenta nel reparto d'urgenza cfhi entra con il secondo livello di gravità. Sono molti però i pazienti esenti

PADOVA. Quest'estate il mal digerito ticket sui codici bianchi, ora una precisazione - affissa nel reparto d'urgenza dell'Azienda ospedaliera - che renderà ancor più indigesta la gabella regionale a quanti accedono al Pronto soccorso in condizioni non gravi. Apre il portafogli pure chi entra in ospedale “in verde”, ma esce “in bianco”: «Saranno classificati come codice bianco alla dimissione e pertanto assoggettati al pagamento della quota fissa di 25 euro e al ticket sulle prestazioni erogate tutti gli accessi classificati al triage come bianco o verde».

In altre parole, anche coloro che metteranno piede nel reparto d'urgenza con il secondo livello di gravità (i successivi sono giallo e rosso) dovranno pagare per le prestazioni ricevute. Così impone la Regione Veneto, che ha mandato le nuove linee guida a tutte le Usl e alle aziende ospedaliere del Veneto: via Giustiniani ha immediatamente recepito il diktat di Palazzo Balbi, già consultabile sul sito della struttura, www.sanita.padova.it e in ogni angolo del Pronto soccorso.

La direttiva regionale giunge a seguito di un escamotage adottato da alcuni Pronto soccorso del Veneto che, a seguito dell'introduzione del nuovo ticket sugli accessi non gravi o inappropriati, hanno fatto lievitare a dismisura i codici verdi per non far pagare il dazio agli utenti.

Ora la precisazione: pagano bianchi e verdi, perché a far fede sarà il codice di uscita e non quello di entrata in reparto. Nella nota aziendale si fa poi riferimento a una serie di casi specifici che rendono quasi impossibili recriminazioni da parte dei pazienti, aumentate dopo l'introduzione del ticket sui “bianchi”.

In Pronto soccorso assicurano che cambierà poco, poiché rappresentano una percentuale ridotta i pazienti cui gli infermieri del triage (coloro che accolgono i malati) affibbiano il codice verde. Tuttavia le nuove regole non hanno mancato di generare nervosismo tra gli utenti. Il documento non manca di specificare tutti i casi in cui non è richiesto il pagamento del ticket: a prescindere dal “colore” sono esentati dalla quota fissa di ingresso al pronto soccorso tutti gli accessi conclusi con proposta di ricovero e che abbiano determinato un periodo in osservazione breve intensiva di durata superiore a 4 ore. Poi i ricoveri conseguenti a traumatismi che abbiano determinato una frattura, una lussazione o una ferita che abbia richiesto sutura o applicazione di colla biologica o una distorsione che abbia richiesto applicazione di stivaletto gessato, ma anche quelli conseguenti ad ustioni estese, ad ingestione o inalazione di corpo estraneo che richieda estrazione strumentale, a intossicazione acuta.

Non pagheranno poi i pazienti che arrivano in Pronto soccorso inviati dal medico di medicina generale o di continuità assistenziale con una esplicita richiesta di ricovero. Cambia la musica anche per altri utenti del Pronto soccorso: chi ha meno di 14 anni, anche se uscito “in bianco”, non paga la quota fissa, ma si accolla le spese per le prestazioni erogate.

Non pagano invece tutti coloro che hanno subito un infortunio sul lavoro, a prescindere dalla gravità e pure coloro che sono esenti per patologia, a patto che bussino alla porta del pronto soccorso per l'aggravarsi della malattia per cui sono esonerati dalle spese sanitarie. Suona come una multa invece il pagamento del ticket per coloro che abbandonano il reparto d'urgenza prima di ritirare il verbale di chiusura dell'accesso o che se la svignano dopo una consulenza eseguita in un altro reparto.

Il documento si chiude con la preghiera di non chiedere agli operatori del Pronto soccorso di fare uno strappo alla regola: “L'applicazione del ticket non è soggetta a discrezionalità”.

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