Rimossa l’insegna della storica pasticceria Wiennese a Padova: scoppia il caso
Il racconto del titolare Ermanno Sguotto: «E’ stata bocciata dalla Soprintendenza perché interferisce con il contesto della piazza, soprattutto per la luce notturna». La replica di Tiné: «Non risulta un nostro parere»

Rimossa dopo oltre 50 anni la storica insegna in stile gotico della pasticceria Wiennese di piazza Petrarca a Padova, a causa del niet della Soprintendenza. Il commercio cittadino perde una scritta che era un punto di riferimento, identificava immediatamente le prelibatezze prodotte dalla famiglia Sguotto.
Così l’attività che detiene con Vienna la segretissima ricetta della torta Sacher, al momento è priva di nome e – seppure aperta – dovrà passare un bel po’ di tempo prima che clienti e padovani possano nuovamente riconoscere il ruolo del locale. Nei prossimi mesi verrà montata una nuova insegna che, secondo le indicazioni della Soprintendenza, «rispetti il contesto storico paesaggistico», visto che l’attività sorge a pochi passi dalla chiesa del Carmine.
«La questione è andata avanti per tre anni, abbiamo fatto di tutto per salvare l’insegna, ma alla fine ha vinto un sistema rigido.

A dare fastidio all’ambiente intorno era la luce dei caratteri che ricordo, se ne stavano appesi da 56 anni – racconta Ermanno Sguotto, dal 1969 titolare del locale assieme alla famiglia – Nel 2015 abbiamo fatto il passaggio da società individuale a srl, e purtroppo il professionista che ha seguito le pratiche non ha fatto la voltura dell’insegna della pasticceria e ci sono arrivati 5 mila euro di multa da pagare. Ovviamente abbiamo saldato subito. Contestualmente è uscita anche la polizia locale che ha segnalato la scritta e alla fine il caso della nostra insegna è giunto negli uffici della Soprintendenza che ne ha intimato la rimozione. Abbiamo lottato per tre anni. Ma niente, abbiamo dovuto smontarla. Attenzione sia chiaro: non stiamo chiudendo – prosegue il titolare – Per fortuna mio papà non ha assistito a questo scempio, perpetrato a un’attività economica che esiste da oltre mezzo secolo: è morto un mese fa e di certo non avrebbe retto nel vedere un pezzo di storia della sua vita lavorativa andarsene per questioni burocratiche».
Vincoli ambientali, paesaggistici, monumentali, sono tanti i limiti che la Soprintendenza può utilizzare per tutelare un edificio o un contesto: «Tanta solerzia nel farci rimuovere il nome, per la brutta luce. Poi, però, per tutelare il palazzo si aspettano anni», prosegue Sguotto.
L’edificio della nota pasticceria sarebbe stato costruito poco dopo il ’600, mentre l’attuale struttura e la facciata sono il frutto di un rimaneggiamento di fine ‘800: «Abbiamo bisogno di ristrutturare il palazzo e da quasi due anni attendiamo un parere della Soprintendenza – racconta il titolare – Vogliamo sapere se l’edificio sia o meno vincolato, quali siano i limiti e in quale contesto ci si possa muovere per un restauro. Ecco, per queste necessità stiamo aspettando da mesi, mentre l’insegna andava eliminata subito», sottolinea Sguotto, che ha in mente un rinnovamento importante.
«Comunque, pur di non staccare la scritta, avevamo anche pensato di centrarla, eliminando la parola pasticceria. Purtroppo anche questa soluzione è stata respinta – racconta – Allora, abbiamo fatto delle nuove proposte, perché senza insegna non si può stare. Il primo progetto è stato bocciato, mentre il secondo è stato approvato. Attualmente l’insegna vecchia è in un magazzino, ma speriamo in un ripensamento che ci permetta di rimettere quei bei caratteri gotici, dei quali mio padre andava fiero. Lui, aveva aperto un laboratorio dolciario in via Beato Pellegrino nel 1964 per poi rilevare nel 1969 l’attuale sede, che si chiamava all’epoca bar Dante, conosciuto in città per i suoi biliardi».
«Non mi pare che sia stato chiesto un nostro parere sull’insegna», è la replica di Vincenzo Tiné, soprintendente della città del Santo e per l’area metropolitana di Venezia e per le province di Belluno e Treviso. «So che sono stati presentati dei progetti, uno dei quali ha ottenuto parere positivo. Quindi forse è la proprietà che l’ha voluta rimuovere», sostiene Tiné.
L’amministrazione comunale spera ancora in una soluzione diversa: «Ho seguito l’evoluzione della vicenda in questi mesi e sono sicuro sia sempre possibile dialogare con la Soprintendenza per una soluzione positiva, che risponda alle necessità di entrambi», auspica l’assessore al commercio Antonio Bressa.
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