Cerca l’infermiere gentile che ha aiutato la nonna, Facebook l’aiuta in poche ore
Un operatore del Sant’Antonio di Padova si era distinto per sensibilità con la nonna malata. Il post della donna diventa virale e tocca 5 mila condivisioni, le parole arrivano a destinazione

Potere del web. Anzi, della gentilezza. E se il primo si misura in condivisioni e like, il secondo si pesa in gesti e attenzioni. Nella bella storia avvenuta nelle ultime ore a Padova, entrambe le unità di misura hanno la loro importanza.
I protagonisti del racconto che strappa il sorriso in questa domenica sono la gentilezza di un infermiere e la viralità di un post su Facebook.
Sono le 16 di venerdì e Giada, che vive a Camposampiero, decide di affidare alla tastiera del cellulare e alla bacheca di un social un proprio pensiero. Posta infatti un’immagine con la scritta “Se conosci Stefano che lavora all’ospedale di Sant’Antonio di Padova, fagli arrivare questo messaggio”.
E il messaggio è il racconto di quanto avvenuto proprio in quell’ospedale, poche ore prima del lutto che si è portato via la nonna. «Ciao Stefano, tu non mi conosci ed io non conosco te, ma spero ti arrivi comunque il mio messaggio.
Sei un giovane ragazzo, che lavora all’ospedale Sant’Antonio a Padova. Nel turno del primo pomeriggio di venerdì eri di servizio nel reparto di geriatria», racconta Giada. «Hai portato il pranzo a una signora che, causa esame, non aveva ancora mangiato. Sei stato molto dolce, le hai detto che c’era il pasticcio, che secondo te era buono, l’hai aiutata a sedersi e prepararsi le cose per mangiare. La chiamavi cara e le parlavi con dolcezza e simpatia».
E ancora: «Poi un’altra signora ti ha chiesto se potevi abbassarle il letto così riposava un po’. “Certo cara, fai bene a riposare”. Hai abbassato il letto e le hai fatto una carezza sui capelli e sulla guancia».
La testimonianza continua e si fa ancor più personale: «Poi ti sei avvicinato a noi, nonna ormai non più cosciente, se ne sarebbe andata poche ore dopo. Tu ti sei avvicinato, le hai fatto una carezza sui capelli, una sulla guancia e te ne sei andato. Ho incrociato lo sguardo con la signora che stava per mettersi a dormire, che mi ha detto: “È sempre tanto caro, ha sempre una carezza o una parola di conforto per ognuno di noi”».
E dunque il messaggio, affidato al social: «Quindi Stefano io voglio dirti grazie. Grazie perché quei gesti non erano dovuti, ma erano palesemente sinceri e sentiti. Grazie per la dolcezza e l’umanità che hai dimostrato in quei pochissimi minuti. Grazie perché probabilmente sei un piccolo raggio di sole nelle giornate di chi è ricoverato in quel reparto, magari smarrito, confuso. A volte abbandonato. Non cambiare mai Stefano, ti prego, conserva sempre questa tua anima meravigliosa. Io ti ricorderò sempre con affetto e gratitudine».
Difficile rimanere impassibili a tanta dolcezza: più veloce di una cartolina, più puntuale di un piccione viaggiatore, il post è letteralmente diventato virale: a ieri pomeriggio le condivisioni erano quasi 5 mila, i like poco meno di 500. Quando Giada ha ripreso in mano il telefono, abbandonato solo per poche ore, quasi ha stentato a credere che quei numeri fossero reali.
E le migliaia di messaggeri imboccati da tanto sincero affetto hanno compiuto il piccolo miracolo: «In pochissime ore tutti voi siete riusciti a far arrivare le mie parole a Stefano, non so come ringraziarvi», è stato l’aggiornamento al post del tardo pomeriggio.
Cosa si siano detti Giada e Stefano resta una parentesi intima, che poco aggiunge al racconto. Basti la serenità di poter credere che un “grazie” riesca a viaggiare anche tra i campi minati e guerriglieri di un social.
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