Tranciato il glicine di 60 anni del ghetto di Padova, il caso in Tribunale

Perizia tecnica di Lecis: «L’ipotesi è di vilipendio e di danno ambientale». Il Comune: «Non è nostro bene che venga tutelato». L’Accademia del Buon Vivere ha adottato la pianta e l’ha chiamata Fortunato

Daniela Gregnanin
Un momento della potatura estrema cui è stato sottoposto il glicine
Un momento della potatura estrema cui è stato sottoposto il glicine

«Uomini che odiano gli alberi», è questo l’incipit di una serie di cartelli disseminati nelle vie centrali del ghetto. Raccontano la triste storia di un glicine che da 60 anni abitava tra i sampietrini in via San Martino e Solferino. Tutti si fermavano a osservarlo, specialmente durante la fioritura.

Purtroppo qualcuno ha deciso di capitozzare la pianta – ovvero di procedere con una potatura molto radicale che altera la sua struttura – nonostante l’opposizione di diversi cittadini e associazioni.

A denunciare l’accaduto è l’Accademia del Buon Vivere: «Avevamo più volte invitato ad aspettare, per essere sicuri che la potatura avvenisse nel modo giusto e che vi fosse la certezza di un eventuale proprietario e, invece, l’hanno ridotto in fin di vita» spiega il presidente Alfredo Giacon «proprio per capire di chi fosse ci siamo rivolti al Comune e a un’esperta, Marina Lecis, dottore forestale e consulente tecnico per il tribunale in cause per danni ambientali e agroambientali».

Gli appelli e le richieste di perizia, però, stati ignorati: «Ho fatto la mia perizia» annuncia Lecis «e posso tranquillamente dire che le piante, perché erano due che si sono fuse, una bianca e l’altra lilla, sorgevano su suolo pubblico, quindi andava richiesto un eventuale abbattimento con tutta una serie di procedure e cercato il titolo di proprietà. Siamo di fronte a una questione che si è fatta seria e che comporterà delle istanze per danno e vilipendio» sottolinea l’esperta, che con l’avvocato Giorgio Destro a titolo gratuito segue la vicenda.

«A noi è arrivata la richiesta di danni e di risponderne» conferma l’assessore al Verde Antonio Bressa «ma dopo le nostre indagini, abbiamo appurato che la una pianta non era in seno al nostro settore».

«Ho ricostruito tutto ciò che quella pianta rappresentava per la piazza e la perizia che depositerò in Tribunale permetterà al giudice di stabilire molti aspetti» aggiunge Lecis che evidenzia «potrei perfino formulare un’ipotesi di ecoreato: il glicine è un albero mellifero capace di attrarre animali impollinatori, essenziali per la vita sul pianeta. La memoria di ciò che è successo deve essere tenuta alta. Vediamo se sarà possibile riconoscere la mano che ha perpetrato questo scempio» conclude.

Quel che resta del glicine è stato adottato dall’Accademia del buon vivere che l’ha chiamato Fortunato, aprendogli perfino una pagina social: «L’assessore Bressa ha detto che possiamo occuparcene e proprio per questo lo stiamo curando e abbiamo deciso di invitare la cittadinanza a segnalarci eventuali piante che sono senza un padrone affinché non facciano la fine di Fortunato, che auspichiamo ancora possa tornare bello e forte come un tempo» racconta Giacon.

Il prossimo obiettivo dell’associazione sarà adottare l’albero centenario che cresce davanti alla casa di Ippolito Nievo. Per evitare problemi in futuro, e sperando che Fortunato cresca rigoglioso, si è messo a disposizione anche l’architetto Giulio Muratori, membro del Fai, che a titolo gratuito ha progettato per il “sopravvissuto” un arco per far sì che l’albero possa arrampicarsi. «Ho subito aderito alla proposta e dato il benestare alla tutela di questa pianta, è bello vedere persone di cuore e attive» il commento di Bressa.

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