Chiude l’anno termico, record di intossicazioni da monossido di carbonio a Padova
Il Centro di Medicina Iperbarica di via Cornaro quest’inverno ha trattato 34 casi, contro i 16 dello scorso anno. L’allarme di Cna: pesano le temperature rigide e la povertà crescente. Ecco i sintomi da non sottovalutare

Sale a 34 - di cui il 20% con intossicazione severa - il numero di trattamenti registrati quest’inverno presso il Centro di Medicina Iperbarica di Padova, in via Cornaro: un triste record, la cui drammaticità emerge con ancora più forza se confrontiamo il dato con quello dell’inverno 2023-24, quando i casi trattati sono stati 16, meno della metà.
L’allerta è alta e, secondo gli specialisti del Centro Iperbarico, la causa principale è da ricercare nella combinazione di due elementi: da un lato le temperature rigide degli ultimi mesi, dall’altro la presenza di una significativa fascia di popolazione socialmente ed economicamente fragile, costretta talvolta a riscaldarsi con bracieri domestici.
I dati evidenziano inoltre un’elevata incidenza di caldaie obsolete o non sottoposte a regolare manutenzione, che rappresentano la principale origine delle intossicazioni. Nella maggior parte dei casi trattati, infatti, l’intossicazione è stata provocata da un cattivo funzionamento degli impianti di riscaldamento nelle abitazioni.
A questo proposito ricordiamo che, secondo una stima di Cna Padova e Rovigo a partire dai dati del catasto regionale degli impianti termici (Circe) in questo 2025 sono presenti almeno 46mila caldaie “di vecchia generazione”, quelle per cui la manutenzione è particolarmente importante perché quello che il tecnico va a verificare è, di fatto, la sicurezza dell’impianto. Si tratta di circa il 10% del totale degli impianti attualmente attivi negli edifici ad uso residenziale, negli uffici e negli stabilimenti produttivi della provincia.
Non solo: tra il 2020 e il 2022 la Provincia di Padova ha condotto, attraverso la società in house Padova Attiva, uno studio sull’efficienza degli impianti termici. Nel periodo di riferimento, la società ha effettuato 493 ispezioni in loco e rilevato 181 avvisi di impianti non idonei (oltre il 36,7% del totale). Da successivi controlli, 52 impianti sono risultati realmente non a norma.
L’importanza della manutenzione
Con l’arrivo della primavera e la conclusione della stagione termica, diventa essenziale dedicare attenzione al cuore dell’impianto di riscaldamento domestico: la caldaia. «La manutenzione degli impianti di riscaldamento – spiega Daniele Donà, fresco di rielezione come presidente della categoria Installatori di CNA Padova – è fondamentale non solo perché prevista dalla normativa, che impone controlli periodici in base al tipo di impianto, generalmente una volta l’anno. La manutenzione risponde a tre esigenze principali: la sicurezza, poiché una caldaia curata e revisionata regolarmente riduce il rischio di incidenti come asfissie, esplosioni o incendi; la tutela dell’ambiente, perché una combustione corretta limita l’emissione di sostanze nocive; infine, il risparmio energetico: un impianto efficiente consuma meno combustibile per produrre la stessa quantità di calore, riducendo così anche la spesa per il riscaldamento».
«Le caldaie datate – prosegue Donà – sono quelle che presentano i maggiori pericoli, soprattutto per la sicurezza. È importante ad esempio verificare lo stato della canna fumaria, per prevenire rischi legati al monossido di carbonio. Importante anche l’apertura e la manutenzione delle aperture di aerazione, che spesso vengono chiuse. Un altro problema che a volte rileviamo sono le perdite di gas, che possono causare gravi incidenti e, nei casi più estremi, provocare esplosioni o incendi. Anche gli impianti di nuova generazione – aggiunge Donà – necessitano comunque di controlli sebbene per motivi diversi. Nei sistemi a pompa di calore e negli impianti ibridi, ad esempio, è necessario ispezionare il circuito frigorifero: eventuali perdite di gas refrigerante non rappresentano un pericolo diretto per la salute, ma sono dannose per l’ambiente. Importanti anche le verifiche sugli scambiatori di calore: se non funzionano correttamente, compromettono l’efficienza dell’intero impianto».
Tra le diverse tipologie di impianti, risultano diffusi anche quelli alimentati a pellet o a legna, che si stima siano circa 4000 nella provincia di Padova.
«Se le canne fumarie non vengono pulite – aggiunge Donà – il pericolo diventa concreto. Basti pensare al numero crescente di abitazioni con tetti in legno: è facile intuire quali danni potrebbero verificarsi. Un’altra questione da considerare attentamente – conclude – è quella della crescente fragilità sociale: sempre più famiglie sono in difficoltà economica e le spese di manutenzione tendono a scivolare in secondo piano rispetto ad altre più urgenti priorità. Questo purtroppo può avere serie conseguenze per la salute di queste persone, che tendenzialmente sono proprio quelle che hanno in casa impianti più datati».
I sintomi da non sottovalutare
Negli ultimi mesi numerosi casi di intossicazione sono stati intercettati grazie alla solerzia e sollecitudine del personale del Centro di Medicina Iperbarica di Padova, che è un punto di riferimento regionale e accoglie pazienti anche dalle province vicine.
«Il monossido di carbonio – spiega il dottor Vincenzo Zanon, medico iperbarico – è un gas subdolo: non ha odore né colore e i sintomi dell’intossicazione possono essere inizialmente confusi con un malessere di stagione. Si possono avvertire mal di testa, nausea, vomito, vertigini e debolezza. Il campanello d’allarme, quindi, può essere la presenza in casa di una caldaia di vecchia generazione, stufe a legna, caminetti che potrebbero avere il condotto/camino ostruito. Invitiamo le persone a non attendere: se c’è il dubbio di un’intossicazione, bisogna contattare subito i soccorsi allertando il Servizio Suem 118».
Tutti i pazienti accolti al centro di Padova sono stati curati con esito positivo, nonostante alcuni presentassero una situazione critica.
Nel dettaglio: «Nel periodo dicembre-gennaio scorso – spiega Zanon – abbiamo avuto dieci pazienti con intossicazione importante, ovvero con valori di carbossiemoglobina nel sangue superiori al 30%. Oltre questa soglia si verificano dolore toracico, difficoltà respiratorie e possibile perdita di coscienza. In queste situazioni l’ossigenoterapia iperbarica è un trattamento salvavita: proprio per questo è fondamentale riconoscere i sintomi e accedere alle cure in tempi rapidi. Il nostro centro è sempre operativo e, una volta allertato, può prendere in carico un paziente in meno di mezz’ora».
Le intossicazioni da monossido di carbonio possono colpire chiunque, indipendentemente dall’età.
«Accogliamo spesso intere famiglie – racconta l’ingegnera Maria Gabriella Lanni, responsabile Qualità e Sicurezza del Centro Iperbarico di Padova –. In alcuni casi sospettiamo che la dispersione di gas sia presente da tempo, ma solo in determinati momenti il livello supera la soglia di pericolo, causando un’intossicazione acuta. Anche un’intossicazione di tipo cronico, per esposizione prolungata a valori bassi di monossido di carbonio, non va sottovalutata. La prevenzione attraverso l’informazione è essenziale per aiutare le persone a riconoscere i sintomi e agire tempestivamente».
Utile potrebbe anche essere l’installazione di un rilevatore di percentuale del monossiodo di carbonio.
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