Padova ricorda il tragico anniversario alle Torri gemelle di New York

Ogni anno una cerimonia di commemorazione si svolge davanti al monumento di Daniel Libeskind “Memoria e Luce” alle Porte Contarine

Elvira Scigliano

PADOVA. La commemorazione delle vittime dell’11 settembre 2001 per la città di Padova ha un profondo valore simbolico e di solidarietà verso il popolo americano.

«Questo appuntamento non è mai stato per noi solo una cerimonia di commemorazione ma anche un momento di riflessione sul terrorismo, sulle guerre e in generale sull’uso della violenza per affermare le proprie convinzioni», ha sottolineato il sindaco Sergio Giordani. «Siamo tutti d’accordo sulla necessità che sia il dialogo a guidare le relazioni fra stati e fra popoli e che il mantenimento della pace debba essere una priorità di tutti».

Presente al monumento di Libeskind, “Memoria e Luce”, alle Porte Contarine di via Giotto, il primo cittadino, il Console per la stampa e la cultura degli Stati Uniti d’America Anthony Deaton e le autorità civili e militari.

«Il sacrificio delle tante persone morte l’11 settembre può avere, pur nel dolore del ricordo, un senso se da questo evento siamo in grado di ricavare un insegnamento che possa in futuro evitare il ripetersi di simili tragedie», ha continuato Giordani.

Eppure la storia sembra andare in un’altra direzione. «Tra pochi giorni saranno passati sei mesi da quando i primi carri armati russi hanno violato la frontiera e i primi missili sono caduti - ancora una volta - sull’inerme popolazione civile ucraina che paga per prima il tributo più duro.

Ancora una volta la violenza ha prevalso sul dialogo, al punto che dopo sei mesi di distruzioni e lutti non si è riusciti neppure ad arrivare ad un cessate il fuoco, ad una tregua.

Oggi ricordiamo i caduti dell’11 settembre, ma dobbiamo pensare anche ai tanti morti e feriti, agli sfollati, che questa guerra insensata ha provocato e continua a provocare.

Purtroppo bisogna amaramente constatare che gli organismi internazionali preposti sono inefficaci e paralizzati da veti incrociati e interessi. Eppure può sembrare un’utopia, ma io non mi voglio arrendere all’idea che alla guerra e alla violenza non ci siano alternative. Capisco bene il popolo ucraino, che di fronte all’invasore ha imbracciato le armi. Che altro poteva fare?

Dobbiamo però riflettere sulla necessità che questa guerra finisca al più presto e più in generale sul fatto che bisogna agire prima che le armi diventino l’unico mezzo di confronto».

Giordani sottolinea anche gli aspetti economici del conflitto, «che rischiano di mettere in ginocchio la nostra economia e di farci passare un inverno difficile – sottolinea – Le preoccupazioni dei nostri concittadini sono legittime, ed è giusto che questi temi siano al centro del dibattito pubblico di queste settimane».

Ma è il dolore di fronte alla morte, tragica e drammatica, che Giordani vuole celebrare: «Davanti a questo memoriale, in ricordo di queste vittime innocenti, io chiedo a tutti voi di non dimenticare ciò che sta a monte, e che è fondamentale per il futuro e per le prossime generazioni.

Perché la pace e la giustizia sono le fondamenta di società libere e in grado di assicurare il benessere alla più ampia parte di popolazione possibile».

A pochi passi dal monumento dedicato all’11 settembre, l’artista padovano Any ha celebrato a modo suo, con la sua arte, quel drammatico giorno.

«Per non dimenticare, in nome della pace», scrive l’artista a commento della sua opera: una rosa rossa, accanto ad una nera e una bianca, campeggia a Ground Zero e si spinge verso il cielo di Manhattan, proprio dove sorgevano le Torri Gemelle del World Trade Center, oggi luogo di commozione collettiva.

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