Padova a rischio infiltrazioni mafiose, appalti nel mirino

Santocono (Camera di commercio): «Controllo molto alto». Incontri con le forze dell’ordine per sensibilizzare i cittadini. In crescita le denunce per estorsione: 124 in un anno

Edoardo Fioretto
Un cantiere a Padova
Un cantiere a Padova

 

La mafia non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano, ma vive in perfetta simbiosi a tutti gli strati della società. Parole di Giovanni Falcone che suonano attuali per Padova, dove i numeri raccontano di una realtà ancora oggi fragile e allarmante: sono 2.355 le imprese de territorio potenzialmente legate alla criminalità organizzata secondo i più recenti dati dell’Istat.

Un dato che pone la città del Santo al primo posto in Veneto per rischio infiltrazioni mafiose.

Secondo i dati dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia (elaborati da Cgia - Confartigianato), Padova ospita quasi il 28% delle aziende in “odor di mafia” della regione.

Questi numeri derivano da incroci di segnalazioni su operazioni sospette con informazioni della Direzione nazionale antimafia e delle autorità giudiziarie. Insieme alla vicina Venezia, con 1.854 imprese a rischio, tra i due capoluoghi si concentrano quasi la metà delle attività sospette del Veneto.

Gli ambiti più colpiti? Appalti pubblici primi fra tutti, ma anche traffici di droga e smaltimento illegale di rifiuti.

Padova è oggi un cantiere aperto, e chiunque abbia percorso almeno quindici minuti in auto attraverso le strade cittadine lo sa bene. Dalla riqualificazione urbana al potenziamento delle infrastrutture (nuove linee del tram prime fra tutte), il settore edilizio è in pieno fermento grazie ai fondi dei Pnrr.

«Si tratta di un tema riconosciuto, e che viene trattato con frequenza in molti incontri con le forze dell’ordine per formare e informare i cittadini e renderli più sensibili sui pericoli delle mafie», spiega il presidente della Camera di commercio di Padova, Antonio Santocono. «Va detto che i tempi delle infiltrazioni è un tema di dieci anni fa – osserva Santocono – oggi le organizzazioni criminali sono spesso già presenti nel territorio, e l’impegno delle forze dell’ordine per scovarle diventa ancora più importante».

E conclude: «In questo periodo Padova sta beneficiando di ingenti finanziamenti del Pnrr, che la rendono una città ancora più vulnerabile».

Proprio qui si annida il pericolo. Gli appalti pubblici rappresentano un terreno fertile per le infiltrazioni mafiose. Le verifiche sulle imprese partecipanti sono sempre stringenti, ma a volte non bastano. E i dati suggeriscono proprio che il rischio, nonostante gli accorgimenti, resta sempre elevato.

Un esempio emblematico è quello delle estorsioni, reato che aumentato del 42,5% in città tra il 2013 e il 2023, con 124 denunce nell’ultimo anno. Queste non si manifestano più con minacce dirette ma attraverso pressioni più leggere.

Insomma, Cosa nostra non è più materiale per romanzi di Sciascia: oggi per esempio l’ombra della criminalità organizzata passa soprattutto da richieste di fatturazioni false, imposizione di personale o “collaborazioni” obbligate. A volte le mafie raggiungono l’obiettivo con il pieno concorso delle aziende, persino coinvolgendole nei profitti illeciti.

Se Padova guida la classifica regionale per numero di imprese a rischio, Verona si distingue per il maggior numero di denunce per estorsione nel 2023 (148), seguita da Vicenza (143). Venezia, invece, presenta una crescita del 94,8% delle denunce in dieci anni, molto meno marcata rispetto ad altre province come Belluno (che insieme a Milano ospiterà le prossime Olimpiadi invernali) che guida la classifica con un+330%.

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