Padova sceglie Venezia: sì alla Città metropolitana
PADOVA. «Se non giochi, non vinci la lotteria. Io ho la certezza che si può provare: e questa partita vogliamo giocarla fino in fondo». Flavio Zanonato cala i suoi assi al tavolo che mette in palio la richiesta di adesione alla Città metropolitana di Venezia. La prima “mano” è felice: la delibera per il passaggio in Provincia di Venezia (l’avvio dell’iter) va in porto con 22 favorevoli (Pd-Idv-Sel-Padova con Zanonato) e 11 contrari (Pdl-Lega-Udc). Accogliendo una sollecitazione del pidiellino Grigoletto (che sul tema aveva chiesto l’opinione del segretario generale Giuseppe Contino). il sindaco fa inserire l’emendamento che prevede un parere della Regione. Non partecipano al voto Daniela Ruffini (Prc) e Vittorio Aliprandi (Civica). Viene invece respinta la mozione di Marco Marin contro le “decisioni imposte dal Pd sul futuro del Comune di Padova”. Qui le parti si rovesciano: i favorevoli sono 11, tra i 22 contrari c’è pure la Ruffini mentre non vota Pisani (Pd). Certo, nel corso del dibattito, l’opposizione contesta l’applicazione, richiesta da 22 consiglieri, del contingentamento dei tempi del dibattito, che assegna 108’ al centrosinistra (Pd 64’, Idv 12’, Civica 12’, Sel 10’, Prc 10’) e 72’ al centrodestra (Pdl 40’, Lega Nord 12’, Civica 10’ e Udc 10’). Ma, per tutta risposta, il primo cittadino esibisce l’accordo traversale , sottoscritto undici fa, alla Villa Reale di Stra, tra i sindaci Giustina Mistrello Destro, Paolo Costa e Giancarlo Gentilini. «Io», sottolinea Zanonato, «all’epoca polemizzavo per il fatto che si trattasse solo di un evento mediatico che, di fatto, non ha avuto seguito. Sicché a chi oggi dice che c’è poco tempo per decidere, rispondo che già nel 2001 si scriveva che “se ne parla da quindici anni”».
Il primo cittadino prova a smontare gli argomenti della minoranza. «Nessuno tirava in ballo la padovanità», argomenta Zanonato, rivolgendosi ai leghisti Massimo Bitonci, Roberto Marcato e Fabrizio Boron, accomodati tra il pubblico, «quando si parlava di una Provincia comprendente Cittadella, Castelfranco e Bassano. La bandiera di San Marco? Finalmente potremmo usarla. I debiti di Venezia? E allora chi la pagherà la nuova sede della Provincia di Treviso che costa l’ira di Dio». Ma l’affondo più deciso è per il vicepresidente della Regione, Marino Zorzato: «Stia tranquillo, non dovrà andare a farsi la carta d’identità a Venezia. Continuerà a rinnovarla a San Martino di Lupari». Il tema del gonfalone di San Marco scatena la leghista Mariella Mazzetto: «Sindaco, non strumentalizzi la nostra bandiera. Lei dovrebbe vivere in Emilia-Romagna. Quella è la sua terra». La Mazzetto se la prende anche con Paolo Cavazzana, che per un po’ guida la seduta: «Renziano dell’ultim’ora». «Veramente», replica il vicepresidente del Consiglio, «sono un renziano della primissima ora». Gianni Berno, capogruppo del Pd, sceglie la metafora ferroviaria: «Noi proponiamo un treno ad alta velocità. Il trenino di Marin, invece, è invece un locale che dà più sicurezza ma si ferma nelle piccole stazioni dove non arrivano i finanziamenti». Stefano Grigoletto (Pdl) va all’assalto: «Almeno potevate presentarvi in consiglio con la delibera di Noventa. Questo provvedimento sembra scritto a Botteghe Oscure».
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