Nel Padovano si vive più a lungo: le donne fino a 86 anni, gli uomini a 82
Il direttore sanitario dell’Usl 6, Aldo Mariotto: «Oggi la sfida è la promozione della salute attraverso alleanze». Malattie circolatorie e neoplastiche tra le cause di morte
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Nel Padovano si vive più a lungo che altrove. Lo rivelano i dati dell’Usl 6 che collocano l’asticella della speranza di vita a 82,2 anni per gli uomini e a 86,1 per le donne. Strettamente legato a questo dato, è il tasso di mortalità poiché consente all’Euganea di tarare tanto le cure quanto le strategie di prevenzione. Ad oggi, le malattie circolatorie rappresentano la principale causa di morte, seguite dai tumori.
Il quadro
Sul territorio ci sono 929.235 abitanti, con un 10,5% di stranieri registrati. Come noto, l’indice di invecchiamento (ovvero la popolazione over 65) ha raggiunto livelli elevatissimi, il 202,7%, due volte e mezza la popolazione giovanile (fino ai 14 anni).
Oltre la metà degli abitanti – 510.849 persone – ha esenzioni per patologie: di questi 92.447 per ipertensione e 75.179 per neoplasie maligne.
Come detto, la speranza di vita è di 82,2 anni per gli uomini, rispetto agli 81,7 degli altri residenti in Veneto e degli 81,1 del resto d’Italia, mentre per le donne padovane arriva a 86,1; tra le venete la vita si ferma in media un mese prima e per le altre italiane a 85,2 anni. La speranza di vita in buona salute è di 62,3 anni, rispetto ai 59,2 del resto del Paese.
Tasso di mortalità
«Il tasso di mortalità è il più solido dei marcatori e aiuta molto bene a capire gli stati di salute della popolazione con confronti sia temporali che geografici, fornendo indicazioni importanti per la programmazione dei servizi» conferma il direttore sanitario dell’Usl 6 Aldo Mariotto.
Ad oggi, le principali cause di morte sono le malattie circolatorie e i tumori, con una distinzione di genere: per gli uomini la prima causa di decesso sono le malattie neoplastiche (30,4%), seguite da quelle cardiocircolatorie (28,8%), mentre tra le donne al primo posto ci sono le patologie circolatorie (32,5%), seguite dai tumori al 24,1%.
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Ogni anno ci sono in media 4.692 decessi tra gli uomini (1.032 ogni 100 mila abitanti) e 5.187 tra le donne (1.093 ogni 100 mila). «L’aspettativa di vita è ancora significativamente più alta nella donna, ma la forbice rispetto ai maschi si sta restringendo» commenta Mariotto «con una mortalità che decresce maggiormente tra gli uomini».
I tumori
Il tumore più diffuso tra gli uomini è quello alla prostata (731 casi all’anno, ovvero il 23%), seguito da colon retto e ano (376 casi, l’11,8%), polmone (357casi, 11,2%), vescica (311, 9,8%) e melanoma (182 casi, 5,7%).
Tra le donne, il tumore più diffuso è quello al seno (1.076 casi l’anno, il 34,8%), seguito da colon retto e ano (321 casi, 10,4%); anche in questo caso il polmone è al terzo posto ma con un’incidenza dimezzata rispetto agli uomini (176 casi e 5,7%); segue il melanoma (151 casi, 4,9%) e il tumore al corpo dell’utero (134, 4,3%).
Ma le neoplasie variano a seconda delle fasce di età: «Attenzione» avverte Mariotto «nei giovani uomini il primo tumore è il melanoma». Se oltre i 50 anni, infatti, la prostata è la prima neoplasia per incidenza tra i maschi, fino ai 49, infatti, è il tumore che colpisce la pelle il più diffuso, con 36 nuovi casi per anno e un’incidenza del 18,7%.
Tra gli under 50 seguono il tumore al testicolo (13,5%) e alla tiroide (7,3%). Tra le donne, invece, il primo tumore a tutte le età è quello al seno, con l’incidenza maggiore tra i 50 e i 69 anni; sotto i 50 anni, seguono tiroide (13,5%) e melanoma (10,7%).
Patologie croniche
Sul fronte delle patologie croniche, tra gli over 65, il diabete è la malattia più diffusa, soprattutto tra gli uomini (quasi 21 mila); seguono cardiopatia ischemica – con oltre 86 casi ogni mille abitanti tra gli uomini – e lo scompenso cardiaco, con una prevalenza piuttosto elevata in entrambi i generi – 61 casi ogni 1000 tra gli uomini e 52 tra le donne –; quindi broncopneumopatia cronico ostruttiva, anche qui maggiormente diffusa tra gli uomini, mentre l’ipotiroidismo ha un’incidenza significativamente più alta tra le donne.
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L’analisi
«Quello che dicono i dati è che nel Padovano c’è una bella speranza di vita» garantisce Mariotto «ora quindi noi siamo impegnati sulle condizioni in cui si invecchia. Certo sappiamo che sul tasso di mortalità incidono elementi quali la medicina, le tecnologie, la capacità di diagnosi e le terapie, ma molto importanti sono anche i determinanti sociali e ambientali».
Gli studi dimostrano, del resto, che la salute è strettamente connessa con il livello economico espresso dalle persone.
«L’azienda sanitaria territoriale, oltre a esprimere risposte per i bisogni sia semplici che complessi, deve impegnarsi su prevenzione e protezione della salute» conclude Mariotto «questo avviene con screening e vaccini, certo, ma la sfida, ad oggi, è la promozione della salute, ovvero la sanità vista non dalla malattia ma, appunto, dalla salute. Pertanto è necessario promuovere stili di vita sani, fare diagnosi precoci, ma anche creare consapevolezza nella comunità. E affinché questo avvenga servono più alleanze e azioni intersettoriali perché la salute dipende anche da fattori socioeconomici e ambientali: è necessario quindi coinvolgere tutti gli stakeholder. E qui il nostro ruolo è quello di mediatori: le azioni di salute devono poter contare anche su città sane e su interventi di educazione, ad esempio in tema di alimentazione e di fumo. Ognuno deve fare la sua parte perché ormai dobbiamo ragionare sul concetto di one health, ovvero di salute globale». —
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