Padova, spaccio di droga: chiesti 9 anni al barista dell’Alexander

Inchiesta sul locale di via San Francesco. Il pm Roberti sollecita 4 anni per altre due persone. Si decide lunedì, un mese fa le condanne per fatti analoghi 

PADOVA. Otto anni di reclusione per Emanuele Lovato, noto come “il dottore”, titolare del bar Alexander (ancora chiuso) di via San Francesco, cervello e organizzatore del banda che comprava a chili hashish e marijuana poi rivendute.

Li sollecita il pubblico ministero Benedetto Roberti, titolare dell’indagine che ha richiesto anche 4 anni per Piero Pasqualin e Nicola Manildo e 1 anno e 4 mesi per Irene Boraso, alla quale viene contestato un ruolo minore. Si tratta di imputati che hanno scelto il rito abbreviato e che quindi possono beneficiare di uno sconto di pena. Per tutti gli altri (13 indagati in tutto) si deciderà lunedì, alcuni andranno a giudizio, altri preferiranno il patteggiamento.

Si tratta della cosiddetta inchiesta madre, della droga e bitcoin che contava sulle basi di via Lepanto 4, via Santa Maria del Conio 11, in via Belzoni 66 e soprattutto una villetta in via Mentana 7/a dove la droga arrivava per essere confezionata e smerciata. Le accuse a Lovato (in carcere da ottobre) e alla sua banda, a vario titolo, sono di detenzione, spaccio e vendita di sostanze stupefacenti ma anche autoriciclaggio aggravato. Dal 2016 all’ottobre scorso Lovato avrebbe organizzato il lavoro di almeno sei coindagati (Buta, la compagna Zoia, Akyl, Pasqualin, Manildo e Dal Fabbro) di fatto alle sue dipendenze nella vendita delle partite di stupefacente con principi attivi elevati (tra i clienti, un minorenne).

In via Belzoni dove abitava la coppia Lovato-Zoia vennero sequestrati 2,4 chili di hashish e 8,6 etti di marijuana oltre a funghi allucinogeni, e nella villetta liberty in via Mentana alla Sacra Famiglia, dove viveva Buta, vennero ritrovati 6 chili di marijuana e altri 8 di hashish oltre a 47 biscotti all’hashish, nascosti in un’intercapedine in cartongesso.

Precedente condanna

Circa un mese fa alcuni degli indagati erano stati condannati per fatti contestati il giorno del blitz e non per l’intera inchiesta che va a giudizio ora. Sono stati inflitti 4 anni, 4 mesi e 60 mila euro di multa a Lovato (difensore l’avvocato Giorgio Pietramala); 3 anni e 40 mila euro di multa alla convivente Zoia (avvocato Marco Cinetto) e 2 anni, 4 mesi e 20 mila euro a Buta nei cui confronti è stata esclusa l’aggravante dell’ingente quantità (avvocati Leonardo Arnau e Sonia Della Greca).

Lo scorso 9 ottobre del 2018 la Mobile della Polizia, coordinata dal pm Roberti, fa irruzione nell’appartamento in via Belzoni e nella villa di via Mentana 7/a. In mano l’ordinanza firmata dal gip Cristina Cavaggion che prevede l’arresto di ben nove persone, tutte legate al traffico in capo a Lovato, spacciatore di calibro ma anche investitore del guadagno illecito in moneta virtuale, bitcoin ed ethereum. In quel provvedimento restrittivo la storia dei loschi traffici che, almeno a partire dal 2016, hanno trasferito in ittà marijuana e hashish a chili ogni settimana. Ma durante le perquisizioni spunta droga che ovviamente non viene contestata nell’inchiesta. Questo è il motivo per il quale ci saranno due sentenze. —
 

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