Padova, controlli in zona stazione: multe a raffica ai senzatetto
Sanzione da 300 euro a Ligia, in strada da un anno e mezzo. Poi il verbale anche a Maria, la donna che disegna sempre
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Trecento euro di multe che non pagherà mai. «Le porterò a Sant’Antonio, mi aiuterà lui». Ligia Agachi, ha 62 anni, viene da Bacau, in Romania.
«La città della ginnasta Nadia Comăneci», dice fiera. Ha vaporosi capelli viola, che si intonano alle tonalità cerulee dell’ombretto e al maglione turchese. Vive sotto i portici della Stazione ferroviaria di Padova ormai da un anno e mezzo e sabato è stata sanzionata per ben due volte nel giro di un paio d’ore.
«Prima la polizia ferroviaria e poi i carabinieri», spiega con in mano i verbali. L’aumento dei controlli delle forze dell’ordine in quella che da giovedì scorso è diventata “zona rossa”, sta avendo in realtà effetto anche per quel che riguarda il rispetto anche di altre norme.
Ligia infatti ha infranto l’articolo 19 del regolamento di polizia urbana del Comune che vieta il bivacco ed è punito con una sanzione amministrativa pecuniaria di 100 euro.
E con lei anche Maria, la donna cinese che da più di 9 anni ormai vive in stazione e che trascorre ore e ore a scarabocchiare con una penna fogli o cartoni.
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Le multe
Sono le 17.50 quando i poliziotti della Polfer si avvicinano a Ligia, la identificano e redigono un verbale dove le viene ordinato «l’allontanamento dalla Stazione ferroviaria di Padova e le sue pertinenze», per una durata di 48 ore.
E lo stesso succede a Maria. «Ma io non so dove andare, ho dei grossi problemi di salute e per più di venti minuti non riesco a stare in piedi», spiega Ligia, che non avendo obbedito all’ordine di allontanamento è stata multata per una seconda volta, in questo caso dai carabinieri, alle 20.42, poiché «stazionava nei pressi dell’ingresso principale della Stazione ferroviaria di Padova violando l’ordine di allontanamento di 48 ore dall’infrastruttura ferroviaria già prescritto alle 17.50».
La storia
La prima volta che è arrivata in città Ligia aveva 40 anni, era il 2002. «Sono venuta da sola e ho lavorato per sei anni come badante, in nero», racconta. «Nel 2008 ho trovato lavoro a Sottomarina e lì ho lavorato 12 anni come colf in una famiglia. Poi purtroppo il mio datore di lavoro si è ammalato di tumore e nel 2020 è morto».
Ligia per tutti i 12 anni che ha lavorato a Sottomarina era in regola e per questo, rimasta senza lavoro, ha potuto usufruire della disoccupazione. «Ho preso due anni di disoccupazione, durante i quali ho continuato a vivere nella casa di Sottomarina, pagando tutte le bollette».
Nel frattempo la donna ha iniziato ad avere alcuni problemi di salute. «Ho forti dolori all’addome, dovrei essere operata per una serie di ernie che mi causano crisi dolorosissime e non mi permettono di stare in piedi per più di venti minuti».
A settembre del 2023 Ligia è tornata a Padova e da quel momento vive sotto uno dei tanti portici della Stazione ferroviaria. «Mi sono spostata perché a Sottomarina non ci sono gli stessi servizi che ho qua a Padova. Io pranzo alle cucine popolari, oggi mi sono fatta la doccia e ho anche lavato i vestiti. A Sottomarina tutto questo non c’è». Una soluzione per dormire però non l’ha trovata.
«Con la scusa che non sono residente a Padova mi hanno detto che non posso usufruire del dormitorio e così mi trovo in strada», spiega.
«Con i soldi che prendo, 260 euro al mese di reddito di cittadinanza, non posso permettermi una stanza, che mi costerebbe in abitazioni di miei connazionali almeno 20 euro a notte». E poi di spese la donna ne avrebbe comunque: «Il pranzo alle cucine popolari è gratis ma la cena la sera mi costa 2 euro, la doccia 60 centesimi e pago 50 centesimi per lavare i vestiti».
Ligia dice di avere solo un desiderio: «Voglio essere curata, voglio stare bene e riprendere a lavorare, non chiedo altro», continua. «Non sono stata fortunata nella vita, mio marito è morto giovane, non ho avuto figli. Sono sola e adesso anche malata. Spero qualcuno mi possa aiutare».
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