Padova, studentessa bocciata, tenta il suicidio: potrà rifare l’esame, l'ha deciso il Consiglio di Stato

PADOVA. La scuola era a conoscenza dei problemi psicofisici di Francesca (nome di fantasia), ma alla maturità l’hanno bocciata ugualmente. E Francesca per quella bocciatura ha tentato di togliersi la vita. Ora il Consiglio di Stato ha deciso che potrà rifare l’esame: Francesca ha una seconda possibilità.
I fatti sono accaduti lo scorso giugno, in un istituto professionale padovano, quando tutti gli studenti dell’ultimo anno delle superiori, dopo un pesantissimo lockdown, hanno affrontato la grande prova della fine dell’adolescenza: la maturità.
Francesca era fra loro. Spaventata, in ansia come tutti e forse un po’di più di tutti perché è una giovane più fragile che combatte da tempo i suoi mostri interiori. Eppure quel 19 giugno sembrava essere un giorno nuovo: «Terminata la prova – ha scritto Francesca in una lettera-sfogo in cui ha raccontato la sua vicenda – a mio parere con esito soddisfacente, mi sentivo sollevata da un peso, per aver finalmente concluso il mio ciclo di studi».
Quando la commissione ha deciso diversamente, il mondo è precipitato: «mi trovavo da sola in casa quando, attraverso i social, mi è arrivata la notizia della mia bocciatura – scrive Francesca – Sono rimasta come paralizzata, impietrita da un intenso dolore psichico che si è presto trasformato in dolore fisico, accompagnato da un senso di sfiducia e demoralizzazione che non avevo mai provato prima nella mia vita. Sopraffatta dal dolore ho pensato di farla finita, di suicidarmi».
Francesca ha così tentato di gettarsi dalla finestra. Sono stati i suoi genitori, rincasati proprio in quel momento, ad impedirglielo.
Ancora oggi la giovane è in cura e ha davanti a sé un percorso di battaglie da vincere. Una è già arrivata: potrà ridare l’esame in una sessione straordinaria a lei dedicata nelle prossime settimane. Né questa è l’unica conquista. Francesca ha soprattutto ottenuto “giustizia” di fronte all’indifferenza generale: dei professori, dell’istituzione scuola, dello psicologo dell’Istituto, perché tutti sapevano.
La sua lettera pubblica ha inoltre dimostrando, prima di tutto a sé stessa, una straordinaria forza personale e un altruismo fuori dal comune per aver pensato ai tanti studenti come lei in difficoltà.
«I giudici – sottolinea il suo avvocato, Enrico Martinetti – hanno censurato il fatto che “l’Istituto scolastico non ha tenuto in considerazione il Bisogno Educativo Speciale di cui è portatrice la studentessa, peraltro, in una situazione di diffusa sofferenza causata dall’emergenza sanitaria che ha esasperato le difficoltà della popolazione scolastica più fragile. Sarà nominata una nuova Commissione esaminatrice che dovrà insediarsi e procedere alla prova orale dell’esame di maturità, tenuto conto dei criteri ministeriali per gli studenti con Bes».
Al momento non si sa se la ripetizione dell’esame avverrà in presenza o con collegamento da remoto. Nell’unico precedente in Italia, in cui una giovane piemontese ha ripetuto l’esame di maturità, l’Ufficio Scolastico Regionale ha disposto la prova in presenza. —
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