Padova, trapianti record e liste azzerate

PADOVA. Primati nazionali e mondiali, interventi tra i più complessi nel campo e tecnologie all’avanguardia. Ma un’eccellenza in campo sanitario non può dirsi tale se non mette al centro il paziente. Inteso come persona prima che come “caso clinico”. È stato proprio questo lo spirito su cui si è incardinato il progetto di riorganizzazione della Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera di Padova. Il reparto, diretto dal professor Gino Gerosa, è stato messo nelle condizioni di abbattere nel giro di dieci mesi le liste di attesa per i pazienti. E di coronare, a tutto tondo, un’eccellenza i cui risultati dettano il passo con i principali centri mondiali.
«Il problema interessava in particolare i pazienti in classe di priorità A» ha illustrato il direttore generale dell’Azienda Luciano Flor, «lo scorso settembre ce n’erano 239 con tempi medi di attesa di otto o nove mesi. Si tratta di persone con problemi gravi - tecnicamente casi clinici che possono aggravarsi rapidamente da poter diventare emergenti o recare pregiudizio alla prognosi - il tempo di intervento diventa quindi una componete essenziale della prestazione sanitaria». Nessun miracolo nei corridoi di Cardiochirurgia: l’equipe del professor Gerosa - 36 medici tra strutturati, a contratto e specializzandi, 110 infermieri, 14 perfusionisti e 33 operatori socio-sanitari - è stata messa nelle condizioni di lavorare di più. E meglio.
«Alla Regione Veneto abbiamo presentato un progetto di riorganizzazione che aveva come punto centrale l’assunzione di quattro nuovi cardiochirurghi e 18 infermieri» spiega Flor, «cosa che ha permesso di allungare l’orario delle sale operatorie. Prima l’attività operatoria terminava alle 14, ora si va avanti fino alle 18. Ogni settimana vengono fatte dalle 80 alle 100 ore di interventi. I posti letto di Terapia intensiva sono passati da sette a 12 cui se ne aggiungono altri sette in terapia sub intensiva. In sei mesi la Cardiochirurgia è intervenuta su più di 200 pazienti in lista. I ricoveri che nel 2016 erano stati 1.159, nel 2017 sono già 1.532. La macchina già potente che avevamo è diventata una fuoriserie».
Il reclutamento del personale ha permesso di coprire gli orari allungati e le reperibilità. E come effetto già visibile dai numeri, “l’efficientamento” della Cardiochirurgia si è tradotto in una ancor maggiore attrattiva del reparto per pazienti da fuori regione. Meno di un anno fa arrivava da fuori Veneto il 10% dei pazienti, oggi la percentuale è al 19%.
«Sulla spesa per il personale e per i presìdi medici la Regione deve rispettare un tetto imposto dal Ministero» ha fatto notare il direttore generale della Sanità della Regione Domenico Mantoan, «finanziare il progetto per la Cardiochirurgia è stata una sfida e oggi ne possiamo cogliere il risultato. Gli sforzi fatti sono stati ben ripagati. Acquistare un macchinario è cosa semplice, molto più difficile, ma anche molto più importante, è formare professionisti di altissimo livello ed è quello che il professor Gerosa riesce a fare in questa Azienda».
Ed è proprio il direttore della Cardiochirurgia che snocciola i numeri dell’eccellenza: «Siamo il primo centro in Italia per numero di trapianti - 39 nel 2016 e già 26 quest’anno - e per numero di impianti Vad (assistenza ventricolare e cuore artificiale) - 100 dal 2010 al 2015 - abbiamo la maggiore casistica al mondo per le plastiche mitraliche (150, i primi tre casi, anche qui un primato mondiale, di anello mitralico transapicale». E non è tutto. L’eccellenza padovana data indietro nel tempo: se nel 1985 è stato fatto il primo trapianto di cuore con il professor Vincenzo Gallucci, dal 2002 l’equipe del professor Gerosa ha continuato a macinare primati: nel 2002 il primo trapianto di cellule staminali nel cuore, nel 2007 il primo trapianto di cuore totale artificiale in Italia, nel 2012 il primo trapianto al mondo di Jarvik (cuore artificiale) con una rivoluzionaria tecnica mininvasiva e di perfusione. Nel 2014 un intervento mininvasivo per riparazione di valvola mitrale a cuore battente, (unico centro in Italia), nel 2015 il primo trapianto di mini cuore totale artificiale in Italia su un giovane trapiantato e nel 2016 il primo intervento al mondo di riparazione della valvola mitrale con anello rigido inserito a cuore battente. Nel futuro ci sono gli organi rigenerati, riprodotti in vitro con tecniche di ingegneria tissutale e ripopolamento con cellule staminali. Non è un caso, allora, se la Cardiochirurgia padovana è l’unica in Italia invitata a ottobre a Città del Capo per le celebrazioni dei 50 anni dal primo trapianto di cuore, effettuato proprio in Sudafrica. Il tema affidato a Gerosa? “Padova ancora pioniera”.
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