Padova Tre, si apre il capitolo bancarotta

I sequestri a carico di Borile e Chinaglia chiudono un filone di inchiesta. Ma si indaga ancora sulle distrazioni di denaro

ESTE. Se un primo filone di indagini sul crac di Padova Tre srl - dichiarata fallita lo scorso ottobre sotto il peso di trenta milioni di debiti - si è di fatto concluso con il sequestro dei beni dell’ex direttore della società del servizio rifiuti Simone Borile e dell’ex presidente Stefano Chinaglia, altri guai sono in arrivo per gli ex vertici. Perché una volta accertata la distrazione di soldi dalla società e una volta dichiarato il fallimento della stessa, è inevitabile che le due cose si leghino a doppio filo l’una all’altra, profilando l’ipotesi della bancarotta.

Di denari distratti dalle casse della multiutility controllata dal Consorzio Padova Sud- a sua volta indebitato per milioni di eruo - ce ne sono parecchi. Di fatto sono almeno 15 milioni di euro- caricati nelle bollette degli utenti tra il 2013 e il 2015 in sovrafatturazione rispetto al costo reale del servizio, a essere letteralmente spariti dai radar. Intanto il sequestro messo a segno l’altra mattina dalla Guardia di finanza di Padova su ordine della Procura di Rovigo, ha messo “ al sicuro” un patrimonio del valore di circa un milione di euro: i sigilli sono stati apposti alla casa di Battaglia Terme di Borile (per il 50 per cento), la sua casa in montagna di Cinte Tesino - i cui lavori di ristrutturazione sono stati pagati con 150 mila euro di Padova Tre - e il 25 per cento delle quote della Lapis srl di Monselice, condivisa anche questa con la moglie Sara Felpati, che si occupa di locazioni immobiliari. I dieci conti correnti legati al nome di Borile sono risultati vuoti, ma ora i finanzieri sono impegnati a ricostruirne i movimenti dei mesi passati. Se, come per gli immobili che Borile aveva cercato di “schermare” donandoli a un fondo patrimoniale, si scoprirà che sono stati effettuati prelievi a indagini in corso, su quelle somme si aprirà una vera caccia al tesoro. A Chinaglia sono stati sequestrati l’appartamento dove vive a Piove di Sacco più le due autovetture, una Volkswagen Touran e una Fiat Qubo. I sequestri sono stati effettuati a garanzia dei 3,3 milioni di euro riscossi come tributo ambientale provinciale nelle bollette dei rifiuti, mai girati da Padova Tre alla Provincia di Padova, che ancora li reclama.

I finanzieri sono comunque di fronte a un enigma: se Padova Tre è fallita sotto una montagna di debiti, che fine hanno fatto tutti quei milioni di cui si è persa traccia? Sembra appurato che buona parte di quel tesoretto sia servito a garantire, fra le altre cose, una serie piuttosto lunga di assunzioni non giustificate dalla mole di lavoro nella società, dove si erano accasati figli, mogli, cugini e parenti vari di sindaci, assessori e consiglieri comunali. E ci sono stati anni di spese pazze, tra benefit e regalie fuori da ogni controllo. Ma possibile che non si avanzato nulla?

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